<

Iqbal, lo sfruttamento minorile spiegato (anche) ai bambini

Iqbal, lo sfruttamento minorile spiegato (anche) ai bambini

Sono passate poco meno di due settimane da quando le gnome hanno visto Iqbal – Bambini senza paura su Rai Gulp.  Seppur in forma dolce e fiabesca, il film, uscito nel 2015, mette i giovani spettatori davanti al dramma dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù di bambini e bambine. Tratto dal romanzo di Francesco D’Adamo, Storia d’Iqbal, il lungometraggio, realizzato da  Michel Fuzellier e Babak Payami, ha come protagonista un bambino di 10 anni, Iqbal, piccolo sognatore con i pedi ben piantati sulla terra. Iqbal vive in un qualsiasi paese povero del mondo. Suo fratello è malato e  e Iqbal raggiunge la città per vendere la capretta di famiglia  e acqustare, con il ricavato, i farmaci che la sua famiglia non può permettersi. Il bambino però viene tratto in inganno e finisce in un’officina-prigione in cui, insieme ad un gruppo di coetanei, viene costretto a lavorare al telaio per molte ore al giorno. La determinazione, il coraggio e i suoi sogni, marcati da una diversa grafica, permetteranno a questo bambino caparbio di trovare una via di fuga per sè e per gli altri. Iqbal affronterà molte peripezie e incontrerà più di un adulto corrotto, compreso il rappresentante della legge che dovrebbe difenderlo. Il film si chiude con un atto d’accusa contro l’indifferenza degli adulti che si trasforma, parola dopo parola, in un manifesto del diritto all’infanzia. 

Il personaggio per cui i piccoli spettatori stanno col fiato sospeso è ispirato ad un bambino divenuto simbolo della lotta allo sfruttamento minorile: Iqbal Masih. Sfruttato fin dall’età di 5 anni, il giovanissimo pachistano, ha denunciato la schiavitù invisibile della produzione dei tappeti. Una denuncia la sua che ha fatto il giro del mondo, così come la notizia del suo omicidio, avvenuto nel 1995, quando aveva solo 12 anni.

Il film permette ai bambini di conoscere una realtà difficile. Pur senza lasciare spazio alla crudezza dei maltrattamenti, il lungometraggio ha come obiettivo quello di sensibilizzare e rendere consapevoli i più piccoli di una piaga che coinvolge un gran numero di loro coetanei. Secondo i dati diffusi da Unicef Italia, in occasione dell’ultima giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, nei paesi più poveri del mondo, un bambino su quattro, tra i 5 e i 17 anni, è costretto a lavori pericolosi per la salute e dannosi per il suo sviluppo psicofisico. Stime precedenti parlano di 150 milioni di minori sfruttati o ridotti in schiavitù in tutto il mondo. Si tratta di una violazione dei diritti dei bambini e delle bambine che raggiunge il suo culmine nei paesi dell’Africa Subsahariana, seguiti da quelli dell’America Latina, dei Caraibi, del Medio Oriente e del Nord Africa.

Realizzato per presentare lo sfruttamento minorile ai bambini, il film non può che far riflettere anche noi adulti. Impossibile non pensare che i vestiti e le scarpe che indossano i nostri bambini, così come i palloni con cui giocano, potrebbero essere stati cuciti da loro coetanei invisibili ai nostri occhi, ma non per questo inesistenti. Insomma, tra le righe, possiamo scorgere l’invito, ad una maggiore attenzione, che può, e deve, coinvolgerci tutti.

Ad Iqbal Masih è dedicato anche un film, realizzato da Cinzia Torrini nel 1998. Il lungometraggio animato, invece, è disponibile su Rai Play

 

Rispondi