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Tempo che va, tempo che viene

Tempo che va, tempo che viene

L’altro giorno in casa nostra è ricomparsa la casa di Barbie. Non credo sarebbe successo senzo la sospensione delle lezioni, ma tant’è. Confesso mammescamente che vedere il trio intorno a quella casetta m’ha riempito il cuore, come se il tempo dell’infanzia avesse rallentato un po’ la sua corsa.

Invece, no! Sono bastati pochi minuti di osservazione per capire che non era più il tempo dei vecchi giochi, ma un tempo nuovo. L’ultima volta che le ragazze hanno giocato con quella casa a tre piani, non avrebbero permesso al selvaggio di stare nei dintorni: era troppo piccolo e non le avrebbe lasciate giocare in pace. Inoltre, non mi sarei sognata di lasciarle armeggiare tranquillamente con forbici e colla a caldo.

Il gioco che ha tenuto banco per quasi due pomeriggi è stato completamente diverso da quello che sarebbe stato inventato prima che la casetta si riempisse di polvere. Non più dimora di storie inventate, la plasticosa magione è servita come set fotografico per la nuova collezione di abiti autoprodotti.

Calzini spaiati, rimasugli di orli, magliette piccole ma troppo usate per essere rimesse in circolo sono stati pazientemente trasformati in vestiti. Senza nessuna cognizione di cucito ma con un po’ di ingegno e fantasia.

E di ingegno ne serve in questi giorni strani, sospesi. A loro serve per inventare come trascorrere il tempo libero (che mica posson fare i compiti e leggere tutto il giorno). A me serve per non cedere alla tentazione di voler organizzazre il loro tempo, orologio alla mano.

E mi stupisco di aver trovato qualcosa di buono in questo tempo senza scuola, palestra, piscina. Chissà se me ne ricorderò al prossimo litigio o quando davanti a un gioco troppo fisico mi troverò a urlare ” Non vi spattacate che un giro al pronto soccorso mi sembra meno sensato del solito!” (Non che sia mai successo, ndr)

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