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Non rompere, Giovanni: solitudine e infanzia in un libro che non c’è più

Non rompere, Giovanni: solitudine e infanzia in un libro che non c’è più

 

bernardDopo averne sentito parlare, l’ho cercato ma di Non rompere, Giovanni sembra essercene una sola copia in un’unica biblioteca pubblica di Bologna.  Gli esperti di letteratura per l’infanzia e gli amanti degli albi illustrati lo definiscono un capolavoro.

Nato dalla matita e dalla fantasia di David McKee, il celebre ideatore di Elmer, Not now , Bernard esce in Inghilterra nel 1980. In quello stesso anno arriva anche in Italia, pubblicato dalla Emme di Rosellina Archinto con il titolo, ancora più provocatorio, di Non rompere Giovanni.

Parole e immagini compongono una storia semplice e senza lieto fine. Giovanni è un bambino e come tanti suoi coetanei cerca di attirare l’attenzione della mamma e del papà ma questi, senza neppure guardarlo gli rispondono sempre e comunque “non rompere Giovanni“. Al piccolo Giovanni non resta che andare in giardino dove incontra il mostro, un mostro che lo divora in un sol boccone per poi entrare in casa al suo posto. Tra le mura domestiche il mostro riceve dai genitori di Giovanni lo stesso trattamento riservato al bambino: la mamma e il papà non si accorgono dello scambio e, senza distogliere lo sguardo dalle loro attività, si limitano al solito “non rompere Giovanni”. Frase che viene ripetuta anche quando il malcapitato, nel lettino di Giovanni, prova a spiegare alla mamma di essere un mostro.

Il libro, da tempo fuori catalogo, venne riproposto al pubblico italiano nel 1998 con il titolo Bernardo e il mostro, ma anche quest’edizione non è più disponibile. Nel 1980 un libro che metteva in scena la solitudine dei bambini e l’imperfezione dei genitori apparve, forse, troppo audace.

Quante volte sono stata la mamma di Giovanni? Me lo sono chiesta la prima volta che ho sentito parlare di quest’albo illustrato e ogni volta che ne ho letto la trama o guardato le immagini in rete. L’albo costringe gli adulti a riflettere sulla solitudine dei bambini, sulla disattenzione, sulla ( presunta) mancanza di tempo per stare con loro. Mi piacerebbe vedere la faccia delle gnome davanti a questa storia dal finale amaro e sentire le loro reazioni. Per questo mi unisco al coro di coloro che vorrebbero una nuova edizione italiana di questo piccolo capolavoro che nel suo paese d’origine può essere definito un classico e circola ininterrottamente da quasi quarant’anni.  Intanto, cercherò di procurarmene una copia in lingua originale.

 

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