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Otto, l’orsacchiotto di Ungerer e la memoria

Otto, l’orsacchiotto di Ungerer e la memoria

Otto nomina i campi di concentramento solo alla nelle ultime pagine. Eppure senza quell’atroce pagina della storia umana la sua autobiografia sarebbe stata diversa.

Otto è un personaggio letterario. Si tratta di un orsacchiotto. creato dalla magistrale penna di Tomi Ungerer. Il grande illustratore di Strasburgo è autore dei testi e delle immagini di questo piccolo capolavoro per l’infanzia edito in Italia da Mondadori.

Otto, cucito in una fabbrica tedesca, è stato il regalo di compleanno di David. Insieme a lui e al suo amico Oskar ha vissuto tante allegre avventure, fino a quando qualcuno non ha portato via David e tante persone con la stella gialla cucita sul petto.

Affidato alle cure di Oskar, Otto vive i giorni bui della seconda guerra mondiale. In quello scenario di devastazione, finisce sul petto di un soldato americano che, colmo di gratitudine, lo regala alla sua bambina. Quando sembra finalmente aver ritrovato una famiglia, per l’Orsacchiotto iniziano nuove peripezie.

L’epilogo, a misura di bambino, è un concentrato di tenerezza . Ma non può che suscitare amarezza nel lettore adulto.

Otto, dettaglio

Nell’ultima pagina Otto spiega di aver iniziato a scrivere per non annoiarsi. Questa decisione di scrivere, però, non può passare inosservata. L’immagine dell’orsacchiotto alla macchina da scrivere mi ha fatto pensare a tanti nomi celebri, da Primo Levi a Liliana Segre, che hanno raccontato l’orrore vissuto. Uomini e donne che hanno avvertito il dovere di raccontare perché noi sapessimo e non dimenticassimo.

Otto racconta la sua storia. Ed è una storia intrisa della mostruosità vissuta dai due bambini di cui è stato compagno d’infanzia. Al piccolo lettore questa storia viene proposta con delicatezza.

La brutalità della guerra è riassunta nelle immagini della città sventrata. I riferimenti espliciti alla Shoah sono pochissimi ma il lettore adulto non può sfuggire dal ricordare lo sterminio nazista. Sarà lui, nell’accompagnare il bambino nella lettura, a scegliere se e come raccontare ciò che il libro lascia solo intravedere.

Il libro è consigliato a partire dai sette anni. Molte maestre lo propongono ai bambini di seconda e terza in occasione della Giornata della Memoria.

3 pensieri su “Otto, l’orsacchiotto di Ungerer e la memoria

  1. Mi hai commossasolo con il tuo racconto/commento… non conoscevo questo libro e anche se non sono una bimba credo che lo cercherò in libreria. grazie per avermelo fatto conoscere.

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