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Competenza digitale e smartphone

Competenza digitale e smartphone

Ho due preadolescenti in casa. Una ha uno smartphone, l’altra ancora no. E come molti altri mi chiedo se sia giunto il momento di dotare anche la fanciulla numero due di un telefonino, se non di ultima, almeno di penultima o terzultima generazione.

La domanda però è sbagliata. O almeno, potrebbe esserlo. La suddetta fanciulla numero due, infatti, ha libero, o quasi, accesso al mio telefonino. Il che vuol dire che chatta dal mio profilo whatsapp, usa la mail scolastica, naviga, si muove con destrezza tra app & co per fare i compiti, allenarsi e chiacchierare con le amiche. Durante il lockdown è pure andata (virtualmente) in gita, salita in pedana e rimasta connessa con il cerchio.

A questo punto la domanda non dovrebbe riguardare tanto il possesso di un suo telefono (si lo so: un telefono di proprietà e uno condiviso non sono la stessa cosa, ma lasciatemi andare avanti) ma come-quando-perchè usarlo.

Ammetto che quanto sto per scrivere non è tutta farina del mio sacco. Diversi passaggi di questo post mi sono stati ispirati da un articolo accademico, preadolescenti onlife, studiato da Stella per uno dei suoi esami universitari. Sapendo che finisco quasi sempre per sbirciare nei suoi libri e che il tema mi interessa, stavolta è stata lei a mettermi la pulce nell’orecchio.

Onlife

Noi e i nostri figli viviamo immersi in un ambiente in cui il digitale è presente e si intrufola quasi in ogni ambito della nostra vita. I confini tra online e off-line – dicono gli esperti – sono sempre più labili e sfumati. Luciano Floridi, ordinario di filosofia e etica dell’informazione a Oxford, ha coniato il termine onlife, proprio per indicare questa nostra condizione di vita.

L’autrice dell’articolo, la docente di didattica e tecnologie dell’educazione, Manuela Fabbri, spiega che anche i preadolescenti abitano una dimensione onlife, sperimentano un online ibrido in cui convivono potenzialità e pericoli, opportunità e derive. Ciò implica la necessità di allargare il campo della competenza tecnologica fino ad includere saggezza e cittadinanza digitale.

Insomma: strumenti e ambienti digitali fanno parte della vita dei preadolescenti contemporanei e la loro presenza – aggiungo io – non può essere affrontata con un approccio “telefonino si o no”. Strumenti e ambienti digitali, infatti, incidono sul modo in cui conosciamo il mondo, ci relazioniamo con gli altri, organizziamo i nostri saperi, partecipiamo alla vita pubblica, esprimiamo la nostra identità, fruiamo di servizi.

Apocalittici e integrati

In questo scenario, naturalmente, si ripete il sempreverde confronto tra apocalittici e integrati: i primi temono l’omologazione totale delle menti, i secondi intravedono una nuova e finora inedita possibilità di sviluppo delle potenzialità umane.

La questione, se ci pensiamo bene, si ripete ogni volta che un nuovo strumento o mezzo di comunicazione si affaccia nelle nostre società e il Fedro di Platone ci insegna che ha investito anche la scrittura. Nell’articolo viene suggerito di adottare un approccio critico e problematico. Il che è un po’ come rispondere “dipende” al domandone “digitale sì o no?”

Se usati in modo acritico e superficiale – questo il ragionamento proposto – i media digitali possono trasformarsi in strumenti di omologazione culturale, trasposizione di diseguaglianze sociali e derive individualistiche. Al contrario, se usati in modo saggio, possono essere strumenti di espressione della libertà di pensiero e di esercizio di una cittadinanza partecipata. Affinchè questo avvenga, però, è necessario che tutti – e dunque anche i nostri figli – acquisiscano, oltre alle competenze tecniche, una consapevolezza delle potenzialità e delle ambiguità di questi media.

Competenza digitale

Per i preadolescenti “media digitali” significa per lo più “smartphone”. E lo smartphone, o telefonino che dir si voglia, è la porta d’accesso all’ambiente digitale, un ambiente in cui si costruisce la propria identità, ci si rapporta con gli altri, si sperimentano forme di autonomia. Nella rete, però, cosi come per strada, esistono tanti pericoli dal cyberbullismo all hate speech, dal revenge porn all’online grooming.

Tutto questo impone a noi adulti di acquisire e far acquisire ai ragazzi e alle ragazze competenze digitali per approcciarsi in maniera consapevole alla vita in rete. I ragazzi devono poter essere in grado di navigare in sicurezza, proteggere la propria e altrui identità digitale, tutelare la propria e altrui privacy, verificare l’attendibilità delle fonti, discriminare le fake news.

Saggezza e cittadinanza digitale

Detto diversamente, i ragazzi e le ragazze devono poter costruire e ampliare la propria cultura digitale. I preadolescenti hanno spesso una spiccata destrezza digitale, sviluppata attraverso il contatto quotidiano con gli strumenti digitali. A questa scaltrezza occorre affiancare una “digital windsom” e una “digital citizenship“: una saggezza digitale e una cittadinanza digitale.

La prima permette di utilizzare le tecnologie per potenziare e integrare le proprie capacità personali in vista di scelte e decisioni. La seconda riguarda il diritto-dovere di accedere e abitare con responsabilità gli ambienti digitali.

Tutto ciò richiede – viene spiegato nell’articolo – di agire su quattro dimensioni educative degli ambienti digitali: quella informativo-fruitiva, quella comunicativa, quella metariflessiva e quella creativa.

Archivi, piazze, specchi, atelier

La dimensione informativo-fruitiva richiede di promuovere un uso efficace degli ambienti digitali per acquisire informazioni valutandone affidabilità e fondatezza. I media digitali sono considerati teche e archivi da cui attingere e in cui condividere i propri saperi.

La dimensione comunicativa dei media digitali spinge a spostare l’attenzione sul processo: ossia sul modo in cui si impara ad imparare. In questo caso, gli ambienti digitali sono piazze in cui sperimentarsi nell’elaborazione di un sapere condiviso e co-costruito.

La dimensione metrariflessiva riguarda il vissuto di ciascuno. I media digitali in questo caso sono considerati specchi in cui i preadolescenti possono specchiarsi e riflettere su se stessi e sul modo di rapportarsi con gli altri, anche attraverso la scrittura autobiografica.

La dimensione creativa riguarda l’uso originale e creativo degli ambienti digitali come atelier in cui sviluppare fantasia e inventiva. Si tratta di una dimensione che spazia dalla manipolazione di suoni e immagini alla realtà virtuale e aumentata come luoghi di sperimentazione di esperienze e identità.

Non so se dopo questa lettura procederò a dotare la ex gnomo numero due di un suo telefono. Probabilmente aspetterò che sia lei a chiederlo. Sicuramente continuerò a vigilare sull’uso che fa del mio smartphone e a mettere qualche pulce nelle sue orecchie e in quelle di sua sorella per usi nuovi e nuovi usi.

3 pensieri su “Competenza digitale e smartphone

  1. Sono molto sensibile all’argomento, ho un figlio che a settembre andrà in prima media e chiede a gran voce il telefono. Sono convinta che a quest’età non siano ancora maturi e consapevoli, ma come porsi? Grosso problema!

    1. Come porsi? Non lo so. Credo che questi mezzi facciano parte del nostro e loro mondo e tanto vale che si lavori insieme, genitori, scuola, educatori di ogni ambito, per mostrare un uso consapevole. Credo servano regole, saperi, esempi, proposte. Sicuramente resta un tema complesso e in continua e veloce evoluzione.

  2. Bel post, ricco di spunti di riflessione, grazie. Meno male che, direi finalmente, anche la scuola ha cominciato ad accorgersi del problema e il ministero all’interno dell’ediucazione civica ha inserito la cittadinanza digitale. Ma è necessario che famiglia e isituzione scolastica lavorino insieme.

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