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Il rifugio

Il rifugio

“Mamma, per favore, non ditruggere il nostro rifugio”, hanno chiesto all’unisono, o quasi, le fanciulle e il selvaggio. Il rifugio in questione altro non è se non una capanna autoprodotta e fabbricata alla bell’e meglio tra un letto e un armadio. Per la sua costruzione sono stati utlizzati: un vecchio lenzuolo destinato a proteggere il parquet dalle tempere, un lenzuolo trafugato dal letto del selvaggio, una coperta, due o tre scatole stracolme di giochi e cianfrusaglie, mollette, legature improvvisate e qualche oggetto non meglio identificato.

Il rifugio è un pugno nell’occhio. Quando si entra nella stanza dà un’immediata sensazione di disordine. Eppure è ancora lì. Da due giorni. Non ho avuto cuore di smontarlo.

Il rifugio ha un fascino misterioso. Quello del luogo segreto, di un mondo parallelo. Ieri sera ci si sono infilati tutti e tre e sono stati lì per un po’. Hanno spento la luce e acceso una piccola lampadina a led, ingegnosamente ancorata a un pomello dell’armadio. E hanno letto un libro. O meglio due. La fanciulla numero due ha letto a voce alta per il selvaggio che, a pochi mesi dall’inizio della scuola, è ancora alle prese con le prime sillabe.

Non so dire di preciso quanto tempo siano stati rintanati dentro la capanna. Ma in quel lasso di tempo, il rifugio potrebbe essere stato tante cose, diverse dal cumulo dei materiali con cui è stato costruito. Potrebbe essere stato una tenda nel bosco o una zattera in mezzo al mare, un’astronave o un sottomarino. Oppure niente di tutto ciò.

Forse loro non hanno attribuito nulla di magico al rifugio. Ma io sì, perchè il rifugio una magia l’ha fatta. La costruzione del rifugio e lo starci dentro li ha tenuti insieme. Tutti e tre. E questa è una cosa sempre più rara, come è normale che sia. A 12-10 e 6 anni, si hanno interessi diversi e diverso è anche il modo di giocare e passare il tempo.

Ieri hanno giocato insieme e stasera probabilmente lo faranno di nuovo. Grazie a quattro stracci e un po’ di fantasia con cui hanno costruito un angolo tutto loro. A me inaccessibile ma non inimaginabile.

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