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Autoconsigli ( e qualcosa che ho capito) in tempo di Coronavirus

Autoconsigli ( e qualcosa che ho capito) in tempo di Coronavirus

Con questo post mi appresto a infrangere una delle poche regole auto-imposte per questo blog: ovvero scrivere post del tipo “5 cose che ho capito”. Il titolo non contiene questa formula ma questo post sarà sostanzialmente una lista di autoconsigli per cercare di uscire indenne da questo periodo. Sono passate poco più di due settimane da quando le lezioni sono state sospese e meno di 24 ore dall‘annuncio da parte del presidente del Consiglio delle nuove misure per il contenimento e il contrasto al Coronavirus. Visto che il tempo sarà sospeso almeno fino al 3 aprile, mi accingo a mettere nero su bianco i consigli che da stamattina (o forse da qualche giorno) cerco di darmi. Ovviamente escludo il “rispettare le regole” perchè considero scontato mettere in atto i comportamenti suggeriti. Gli autoconsigli sono in ordine rigorosamente sparso!

1 – Nativi digitali ma non troppo

Gli insegnanti si stanno attivando per fare avere ai ragazzi compiti da svolgere e altro materiale didattico. Qualcino sta sperimentando piattaforme digitali. Ciò mi costringe a prendere atto che i miei figli sono “nativi digitali ma non troppo” ovvero “la preadolescente sa ciappettare col cellulare ma, fino ad avantieri, non sapeva mandare una mail o salvare un file word”. Pazienza, ha imparato! E la carenza sopraindicata non è colpa della scuola, del governo e neppure nostra. Finora non ha avuto bisogno di fare queste cose e dunque non le sapeva fare. Probabilmente in questi giorni ne imparera di nuove,

2-Non lavare in lavatrice una borsa in cui si è rovesciata una boccetta di shampoo.

La piscina è chiusa e dunque ne ho approffitato per la lavare la borsa sportiva che contiene l’attrezzatura. Peccato che in tale borsa si fosse rovesciata una certa quantita di shampoo bastevole a far scorrere litri di schiuma fuori dalla lavatrice. Sbagliando si impara e io ho imparato che non è furbissimo infilare una borsa sporca di shampoo in lavatrice, seppur senza detersivo aggiuntivo. Vi starete chiedendo cosa centri questo col coronavirus. Se gli impianti fossero stati aperti non mi avrebbeneppure sfiorata l’idea di provocare ire funeste a causa di una borsa pulita ma forse bagnata il giorno dell’allenamento e dunque mi sarei limitata a raccattare lo shampoo con una decina di fogli di carta assorbente. Dunque, ho imparato qualcosa, forse una delle poche che ricorderò a emergenza passata.

3-Ridurre al minimo le ipotesi relative all’analisi grammaticale.

Al termine di quest’epidemia avrò una certezza: l’analisi grammaticale è più complicata di quanto mi ricordassi. Un sostantivo maschile, per esempio, non è un sostantivo maschile ma un nome comune di cosa, persona o animale. Il fatto che una parola non rientri a mio avviso in nessuna di queste tre categorie non mi deve indurre a proporre ipotesi o teorie bislacche. Anche per il grado degli aggettivi e la classificazione delle preposizioni meglio affidarsi a un libro di grammatica che non a vaghi ricordi. Credo di usare discretamente aggettivi e proposizioni ma non li so più classificare. Me ne farò una ragione e cercherò sul libro o consulterò una maestra in caso di necessità. Condotta questa che mi sento di proporre come modello anche alla prole.

4-Si fa presto a dire idioti

“Idioti” è stato l’insulto più gentile, rivolto in questi giorni a chi ha cercato di lasciare la Lombardia dopo le misure adottate dal governo tra il 7 e l’8 marzo. Mi apprestavo ad unirmi al coro quando mi è tornata in mente la vita da fuorisede in studentato o in appartamento. Mi sarei sentita “al sicuro” in un appartamento condiviso, di quelli in cui magari la prassi vuole, per la sopravvivenza dell’ecosistema, che uno o due vadano a studiare in biblioteca o stiano fuori dodici ore al giorno, con aule e sale studio chiuse? Avrei saputo far prevalere il mio senso civico alla paura? Probabilmente sì ma visto che ora ho qualche anno in più e divido la casa solo con la mia famiglia non ne posso avere la certezza. Lungi da me giustificare un comportamento irresponsabile, ma non posso fare a meno di pensare a cosa possa essere passato per la testa, forse, ad alcuni di quei giovani. E dunque, piano coi giudizi perentori.

5 -Contare fino a millemila prima di scrivere un commento acido sui social

Il Coronavirus fa da padrone anche sui social. Non si parla d’altro o quasi. Gli appelli, giustamente, si moltiplicano e con essi le teorie, su come il governo dovrebbe gestire l’emergenza e sulla risoluzione “facile facile” degli effetti economici di quest’emergenza. Nutro qualche dubbio sul rispetto dei diritti umani in Cina e questo mi spinge ad evitare qualsiasi “facciamo come in Cina”. Inoltre, le mie competenze economiche si limitano ad aver superato un esame di economia politica. Dopodichè, confesso di aver letto le pagine economiche dei quotidiani solo se costretta. Insomma, mi pare di saperne un po’ pochino per muovere proposte sensate sulle manovre economico-finanziarie che dovrebbero salvare il paese. Questo però non mi deve spingere a commentare in modo acido le soluzioni pret a porter di chi economista non è. In fin dei conti i social amplificano la tendenza a confermare le proprie convinzioni. Dunque, mi autoconsiglio di evitare i commenti negativi. E se proprio non dovessi resistere, devo assolutamente evitare di farlo in modo acido. Questo anche quando la mia autostima si spinge fino a pensare che i miei dubbi siano legittimi. Educazione o quieto vivere che sia: non commentare se non vuoi o non puoi argomentare.

Elogio delle capanne domestiche e dei bambini che le costruiscono.

Mentre mi arrovvelavo su queste questioni e mi sforzavo di riflettere sulla complessità del mondo, il selvaggio ha ristrutturato la capanna costruita ieri sera. Probabilmente, anche questa tendenza infantile a costruire dovrebbe trasformarsi in un autoconsiglio su come non sprecare questo tempo strano.

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