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Oscillazioni

Oscillazioni

L’emergenza continua e stiamo a casa. Sempre. Chissà per quanto. La novità e l’incertezza di questa esperienza mi fanno oscillare. Provo dunque a mettere nero su bianco, in ordine rigorosamente sparso, le oscillazioni di questi giorni.

Un computer in tre

In questi giorni si parla tanto di didattica a distanza, e-learning e affini. Io, mammescamente, oscillo tra l’entusiasmo (beh non esageriamo) e il pessimismo. Indubbiamente, le tecnologie digitali permettono modalità di interazione inesistenti in passato. Gli insegnanti dei miei figli stanno sperimentando: c’è chi manda video e chi mail con i compiti da fare, chi sfrutta teche e archivi. Ancora nessuna lezione da remoto, ma non dubito che ci arriveremo. Mentre scrivo, il seienne sta facendo i compiti in videochat con alcuni compagni. Più per l’interazione e il gusto di vedersi che per qualsiasi altro motivo. Ieri, infatti, correva qua e la col telefono in mano per far vedere ai suoi amici la capanna costruita dalle sorelle. Sicuramente c’è del positivo in tutto ciò, ma abbiamo un unico pc e due smartphone e, lo confesso, non ho preso benissimo il fatto che tutti mettano mano al mio portatile. Una lascia il mouse chissà dove, un’altra disattiva il correttore. Il fatto che un file venga salvato nel posto giusto merita di essere festeggiato con uno Spritz. Piccoli fastidi certo, soprattutto se comparati a ciò che accade a chi non possiede un device decente, una connessione stabile e abilità sufficienti a sfruttare entrambi.

Compiti

I compiti provocano in me ampie oscillazioni. Li apprezzo perchè, se non altro, aiutano a far passare il tempo, a creare una routine e pure a mantenere un contatto affettivo con la scuola. Eppure, ci sono momenti in cui li detesto. Stamattina, ad esempio, ho litigato con il selvaggio per la divisione in sillabe di “spalma”. Già, perchè anche se tendo a non intromettermi troppo e so di non sapere nulla o quasi sui programmi di prima elementare, non riesco a trattenere il fondamentalismo grammaticale che, indegnamente, vive in me. E alla divisione spa-lma vado in tilt, pur se il divisore è un tenerone ignaro di cosa siano le sillabe.

E oscillo pure sull’asse rigidità-flessibilità. La preadolescente, ad esempio, studia quando pare a lei. Io ci provo a farle rispettare dei tempi stabiliti ma lei mi frega! Ad esempio quando faccio irruzione in camera al grido di “ora devi fare i compiti”, immancabilmente, la trovo persa in un libro e io a cazziare una che sta leggendo non ci riesco proprio.

Il cortile condominiale

Ieri qui a Bologna, il sindaco ha chiuso con un’ordinanza diversi parchi cittadini. Posto che, da quando Conte ha annunciato le nuove misure a reti unificate, noi ci siamo tenuti alla larga dai giardini pubblici, ho colto con tristezza questo ennesimo provvedimento. Non mi sono unita al coro di “bravo” e “era ora”. Avrei preferito si facesse leva sul buonsenso o almeno su “ingressi contingentati”. Devo comunque ammettere che quanto al “giocare all’aperto” noi siamo fortunati. Abbiamo un minuscolo cortile condominiale e vicini così gentili da tollerare il rumore prodotto dai bambini che giocano.

Social

I social sono uno dei campi su cui le mie oscillazioni sono più evidenti. Passo dal “posto una cosa e vado via” a “leggo pure i commenti al post di pincopallo che manco è nei miei contatti”. Mi ripropongo di non intraprendere battaglie a suon di commenti ma ho ricominciato a seguire pure gente che “quando c’era lui”, sovranisti, fan del felpa e complottisti. Passo dal “giusto per curiosità” a attacchi di gastrite per le uscite di rappresentanti delle istituzioni che sconfinano in je accuse contro i giovani e i genitori che non hanno saputo ricorrere a “manrovesci”al momento opportuno. Per non parlare dei cloni di Crepet, che non sopporto neppure in tempi meno grigi. Maltollero i condivisori compulsivi di qualsiasi notizia in tema “coronavirus”, manco fossimo diventati tutti deskisti in vigile attesa davanti al terminale delle agenzie. Eppure sto li a ciappettare sul telefono.

Andrà tutto bene

Faccio coming out: a me l’andrà tutto bene a spron battuto di questi ultimi giorni mette ansia. Oscillo tra il considerarlo naif e comprendere che serva ad esorcizzare la paura. Detesto e invidio l’ottimismo di quel messaggio. Nonostante ciò, ho sorriso alle ragazze che hanno appeso uno striscione sul balcone dirimpetto al nostro.

Il Rischio

Anche la mia percezione del rischio è soggetta a continue oscillazioni. Il pericolo esiste, lo dicono i numeri, gli esperti e le statistiche. Eppure non si vede. So che esiste ma fatico a percepirlo. E dunque oscillo tra il ritenere giuste e indispensabili le restrizioni che ci sono state imposte e il chiedermi se non si stia eccedendo nel limitare le libertà personali. Tutta accademia, si intende. Perchè mentre penso sto a casa, al massimo vado a fare la spesa, tenendomi a debita distanza dagli altri pochi presenti. Ma la mia è un’adesione alle regole senza slancio ideale, al massimo spero che il rispetto delle stesse renda meno difficile il lavoro di chi negli ospedali si spende per curare e garantire assistenza ai malati.

Cucinare insieme

Che io sia negata per i lavoretti non è un segreto. In cucina me la cavicchio discretamente. E dunque cucinare è un ottimo strumento per vincere la noia e fare qualcosa insieme. Nonostante mi sforzi, però, restiamo lontani dal clima da “Mulino Bianco”. Ad esempio, ieri abbiamo provato a fare dei tortelloni verdi. E dopo l’iniziale entusiasmo è stato tutto un sedare liti. “L’uovo lo sbatto io”. “No, tu hai messo la farina”. “Mi ricordo che anche quella volta che abbiamo fatto la crostata, l’uovo lo hai sbattuto tu”. Ed è stato un continuo di “non litigate” ed evitare che il mattarello diventasse un’arma contundente.

La capanna

Ho sempre guardato con un misto di tenerezza e ammirazione la costruzione di capanne e rifugi in camera da letto. Ora, però, la capanna mi appare come un bunker che mal si adice alla clausura forzata. Si, perchè oscillo tra il “esco solo per andare a fare la spesa” a “vorrei avere un cane”, “travesto il selvaggio da cane”. Eppure mi astengo dall’imporre o anche dall’invitare alla rimozione della capanna-bunker.

I farò

Quando questo dover stare in casa era solo un’ipotesi, avevo stilato una lunga lista di cose da fare: controllare le mail, sistemare le fotografie, stirare, ridurre la pila di libri sul comodino, ottimizzare lo spazio negli scaffali. E adesso oscillo tra l’impegnarmi in almeno uno di questi buoni propositi e la consapevolezza che stirerò solo quando la pila di vestiti ostruirà l’accesso ai cassetti, i messaggi non letti resteranno a tre zeri e gli album delle foto indietro di 5 anni. Però potrò raccontare di aver finalmente letto i Promessi Sposi.

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