Positivo, colpita ma non affondata.
Quando Stella ha visto la notifica sul telefonino non voleva crederci. Sarebbe dovuto essere un banale, scontato, routinario screening di controllo ma sul referto stava scritto chiaro e tondo “positivo”. Insomma, suo figlio era risultato positivo ad un tampone e lei, Stella lo ha scoperto in un’ora buca. Ad annunciarglielo, con un referto in pdf allegato a un messaggio whatsapp, è stato suo marito.
“Mostro positivo. Chiamami”. Tre parole che in quel momento hanno avuto l’effetto di una doccia fredda. Il tempo di avvertire il responsabile Covid della scuola e Stella era già in sella alla bici. Destinazione casa. Intanto suo marito stava recuperando, ffp2 munito, le due figlie più grandi. Il piccoletto, il novello e incognito untore era rimasto a casa: in piena crisi da lunedì mattina aveva perso lo scuolabus.
Mai quei cinque chilometri in bicicletta le erano parsi così lunghi e pericolosi. Ogni tre minuti si fermava per inseguire un pensiero, una persona incontrata negli ultimi giorni. Ripercorreva i volti dei suoi piccoli alunni in cerca di mascherine indossate in modo creativo, vale a dire “non proprio correttamente”. Poi rivedeva se stessa, con la mascherina chirurgica, rigorosamente in pendant con le maglie, ben schiacciata sul naso. “Vaccino e mascherina” ripeteva al ritmo della pedalata “non dovrei essermelo preso anch’io”. E intanto, auto e bus le sfrecciavano accanto.
Mezz’ora dopo, la famiglia era riunita ma l’idea di un buon pranzetto infrasettimanale non allietava nessuno. Le figlie più grandi, una vaccinata, una no (ma solo perchè ancora under 12), guardavano il fratello in cagnesco. “Ecco, ora staremo in casa per due settimane” sentenziarono in coro, novelle Cassandre.
La sera successiva i referti erano arrivati, uno dopo l’altro, sulle caselle mail. Come in una sitcom si erano piazzati tutti davanti allo schermo del portatile ma nessuno aveva il coraggio di fare clic. Difficile dire chi abbia rotto il ghiaccio. I risultati, invece, difficilmente cadranno nel dimenticatoio: 3 positivi vs un negativo. Unico superstite al momento era il marito di Stella che, già il giorno prima, aveva spalancato le finestre e si era auto-confinato in soggiorno.
I giorni successivi sono stati segnati dalla misurazione delle temperature e da un revival di dad incrociate. Stella se l’è cavata con due giorni di 38.5, un cocktail di antinfiammatori (rigorosamente prescritti dal medico. ndr) e un discreto rintronamento. Insomma, non fosse stato per l’impazzare dei messaggi sulle chat, la nostra maestra per caso non se la sarebbe passata poi male.
A mandare in tilt Stella sono state, soprattutto le chat dei genitori. In classe dei suoi figli, c’è stato chi l’ha presa come una cosa messa in conto, chi ha cercato una logica coerente alle ennemila regole di prevenzione e chi l’ha presa male, ma male, male, male. “Basterebbe smetterla di cercarlo questo virus” ha sbottato qualcuno, facendo uscire il fumo dalle orecchie a molti altri, già impegnati a spargere alcol su qualsiasi superficie esistente.
Mentre i messaggi si susseguivano a ritmo serrato, la nostra novella maestra avrebbe voluto far affiggere manifesti, cartacei e digitali, per rendere tutti edotti del completamento del suo ciclo vaccinale. Il tempo però doveva essere impiegato su un altro, ben più arduo versante: il “dialogo” con le autorità sanitarie.
Come nelle 12 fatiche di Asterix, la prova più complicata, fortunatamente, è stata quella con la burocrazia. Quattro positivi, due vaccinati e due no, e un negativo vaccinato significa, infatti, tre diversi conteggi, due dei quali con ripercussioni su tre classi. Insomma, l’esito finale è stato, in ordine sparso e non esaustivo: qualche bambino sparito dalle liste, parecchie lettere arrivate in ritardo rispetto alle attese, alcuni documenti mai giunti a destinazione. E Stella non faceva altro che sentirsi la principale responsabile anche della pace nel mondo, del riscaldamento globale e della panna nella carbonara.
Ogni “negativo” che rimbalzava sul suo telefono, invece, era motivo di sollievo.
Naturalmente, il pensiero andava ripetutamente anche ai suoi “bambini”, fortunatamente tornati quasi tutti in classe in poco più di una settimana. E cosi, tra un figlio da tenere a bada e una lite intrafamiliare da sedare, Stella ha messo nero su bianco qualche idea da proporre al rientro in classe. E i giorni di lontananza si sono aggiunti alla lista delle sue preoccupazioni da neofita tardiva.
Mentre scrivo questo post, tengo un occhio sul telefonino. “Tampone figlia numero 1 ancora positivo” mi ha scritto, sconsolata, la mia amica stamattina. Gli altri dovrebbero arrivare in serata. E come ogni amica che si rispetti, aspetto con ansia di sapere se dovrò ancora lasciare pane e latte sul pianerottolo della mia cara Stella.
Sensazioni ed emozioni che ho avuto l’anno scorso quando ad affondarmi sono stati 4 positivi scoperti per puro caso e ad ogni squillo, ad ogni email era una pugnalata al fianco. Con questo tuo racconto ho rivissuto quei momenti e mi consola sapere di non essere stata l’unica.
Situazione ed emozioni difficili da gestire, il malessere, la preoccupazione, le attese e la burocrazia che non funziona.. Non è semplice affrontare tutto questo, mi domando se ce lo lasceremo mai alle spalle..
…non lo so, la fine sembra più remota e sfumata…
Che tempi questi! Esperienza quotidiane, sempre più comuni che nessuna e nessuno di noi avrebbe mai pensato di vivere o di parlarne. Un augurio alla tua amica e alla sua famiglia.
Mi spiace, da mamma e da maestra capisco bene come tu ti sia potuta sentire. Speriamo che presto sia un capitolo chiuso anche per voi
Che momento assurdo stiamo vivendo, mi chiedo, finirà mai tutta questa storia? Emozioni, casini ed esperienze che nessuno avrebbe mai voluto vivere! 🙁
Un bacio, buona giornata.
Valentina
All’inizio sembrava dovesse finire tutto in poco tempo…ora temo che sarà una nuova normalità