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Covid, Stella e il referto ritardatario

Covid, Stella e il referto ritardatario

A casa di Stella, quelle appena passate sono state 18 ore di vigile e trepidante attesa. Nessun sintomo da tenere a bada: a farsi attendere, infatti, è stato il risultato del tampone di controllo. Perchè scrivo risultato al singolare? Beh, uno dei tre referti attesi si è fatto attendere più degli altri. O meglio, due su tre sono arrivati con abbondante anticipo rispetto alle previsioni. Ma questa efficienza non è valsa a calmare le ansie della sua ragazzina numero due.

Provo a raccontare con ordine. Alle 21 di ieri, mentre la famiglia era intenta a rassettare la cucina, una notifica sul telefono di Stella ha annunciato l’arrivo di una mail. E l’anteprima non lasciava dubbi: si trattava del referto del tampone, atteso, ad onor del vero, per l’ora di pranzo di oggi. Una manciata di minuti dopo sul telefonino del consorte è stato recapitato quello del figlio più piccolo, l’untore.

Il tempo di cercare di capire cosa accidenti volesse dire “basso positivo” e festeggiare il “negativo” del mostro è bastato a scatenare l’impazienza della preadolescente. “E il mio?'” ha iniziato a chiedere ripetutamente e senza tregua.

Una mattina di refresh

L’ora di andare a dormire, però, è giunta prima dell’agognata notifica. Al posto del consueto “buongiorno” e del rituale “lasciatemi fare colazione”, le prime parole pronunciate dalla ragazzina sono state “è arrivato?” Ma del referto ancora non c’era nessuna traccia.

La mattinata è passata tra un refresh e l’altro del home page del fascicolo sanitario. Ma le uniche notifiche che fioccavano erano quelle degli amici e dei parenti in attesa di buone nuove.

Perché il referto non era stato spedito insieme agli altri? Quale mistero si celava dietro quel non ritardo o ritardo relativo? Perché i referti non erano stati inviati contemporanemente? Quesiti senza risposta che sono stati alla base di supposizioni di ogni tipo.

“Per me l’hanno perso”. “No, sarà stato spedito più tardi”. “Se fossi andata dallo stesso infermiere e non da quello di fianco sarebbe arrivato!” “L’hanno perso”. “L’hanno rubato i marziani”. “Il furgoncino si è guastato mentre trasportava i referti”. “Lo ha mangiato un cane”. “Si sarà rovesciata la provetta”. “Lo avranno mandato a qualcun altro”. “Nooo, vi ho detto che sono stati i marziani”.

“Il referto è arrivato!”

Insomma tra supposizioni, viaggi a/r cucina-soggiorno e sit-in davanti al portatile paterno, a casa di Stella è arrivata l’ora di pranzo.

La tavola era apparecchiata . “Arrivato” ha sentenziato il marito un nano-secondo dopo il beep della notifica. In un battibaleno tutti erano nuovamente davanti al portatile. “Nessun “è pronto!” avrebbe sortito il medesimo effetto” pensava Stella tra sé e sé. E mentre questo pensiero le occupava la mente, con un mestolo ha urtato la torta salata fumante facendola precipitare e spiaccicare sul pavimento.

“Nooo” hanno urlato in coro tutti gli altri. Stella non ha ancora capito se il dissenso riguardasse il pranzo perduto o il “positivo” sul referto ritardatario.

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