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Dietro le quinte di una tranquilla festa di compleanno

Dietro le quinte di una tranquilla festa di compleanno

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Avete presenti le cucine immacolate dei programmi televisivi dove si preparano leccornie megagalattiche senza sporcare neppure il cucchiaio con cui si mescola la cioccolata? Dimenticatevele. Conoscete le mamme super-organizzate che riescono a tenere a bada un’intera classe di pargoli urlanti in salotti da rivista di design? Esistono davvero? Forse sì o forse no, ma in ogni caso non hanno nulla a che fare con quanto sto per raccontare. Questa cronaca condita d’ironia è una storia vera: quella della festa di compleanno della mia gnoma numero due.

Tutto è iniziato un tranquillo pomeriggio di metà ottobre ad una festa di compleanno di cinque compagni di classe. E lì che mi è venuta la brillante idea: e se festeggiassimo insieme anche i compleanni di novembre? Ovviamente la proposta è stata accolta e siamo partite gasatissime alla ricerca di una saletta. Manco a dirlo a metà novembre, nonostante i nostri sforzi, di salette sembrava non essercene neppure una disposta ad ospitare la festa di compleanno dei nostri pargoli. La questione sembrava destinata al dimenticatoio finché la saletta non è comparsa quasi dal nulla sotto i nostri occhi: uno stanzone in un centro anziani con giardino “così i bimbi possono giocare fuori”. “E se dovesse piovere?” “Speriamo di no!” “Fa buio presto!”” Pazienza”. Accantonati i dubbi in meno di mezz’ora a solo una settimana dal giorno x (in realtà l’unico disponibile) la saletta è nostra!

A questo punto partono i messaggini whatsApp per invitare compagni di classe e amichetti  Io, modestamente sono riuscita, non solo a usare il gruppo di classe ma anche a crearne due apposta per l’occasione. La più tradizionalista, invece, si è presa la briga di stampare i bigliettini cartacei. Era solo lunedì e domenica era lontana, se non lontanissima.

Mercoledì ho la brillante idea di chiedere alla mia gnometta di dare un’occhiata alle torte su Internet, così tanto per farsi un’idea. Schivo abilmente i personaggi dei cartoni ma devo capitolare davanti ad una coccinella in pasta di zucchero. “Dai mamma, questa è facile…la sai fare” decretano la festeggiata e sua sorella. Io conto sui preziosi insegnamenti reperibili su you tube e quando non posso più ritrattare mi accorgo che, nella mia scorta di pasta di zucchero colorata, mancano proprio i colori che servono. Attimo di smarrimento: in Calabria la pasta di zucchero ha un prezzo accettabile mentre a Bologna costa uno sproposito. Whatsaappo ad una mamma della materna appena conosciuta sperando che conosca qualche posto a me ignoto e soprattutto economico. Risposta: anche lei fa scorta al Sud e prende quel che manca negli stessi posti in cui mi rifornisco io.

Giovedì parte l’operazione pasta di zucchero. Dopo quasi vent’anni a Bologna riesco a perdermi ed affidarmi a googlemaps per raggiungere a piedi la nuova sede de la  Maison Madeleine. Mentre consulto  non posso fare a meno di pensare che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino e che io sto usando lo smartphone per orientarmi proprio sotto le due torri. Quando arrivo trovo il cartello “torno subito”. Parto spedita verso la Drogheria della Pioggia: non hanno il verde e il droghiere mi suggerisce di colorare la pasta bianca. Memore della non proprio perfetta riuscita del mio primo approccio con i colori, torno alla Maison Madeleine. Qui il verde lo hanno ma il mio budget non mi consente di portarlo a casa. Con la cifra con cui altrove avrei comprato almeno mezzo chilo di pasta ( lo so che questa è migliore…ma tanto va a finire che nessuno la mangia!) prendo un pacchettino di nero e torno alla drogheria. “Prenda il colorante, è facile, lo so fare anche io che non sono pasticciere” mi aveva detto il droghiere. Il mio portafoglio mi dice che potrebbe avere ragione e così torno a casa con il mio tubetto verde prato in borsa. Appena entro in cucina ho l’accortezza di metterlo in un posto irraggiungibile al selvaggio!

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Non mi resta che mettermi all’opera: tiro fuori un grosso avanzo di pasta rossa dalla mia scorta: è palesemente rinsecchita ed inutilizzabile ma non voglio cedere all’evidenza. Visto che con le mani non si rammollisce la infilo nel forno e da lì direttamente nel cestino. Nuovo viaggio in drogheria: stavolta il colore che mi serve c’è e decido di non esagerare con gli esperimenti.  Grazie ad un video su youtube imparo in meno che non si dica a realizzare la coccinella. In realtà seguo passo passo i consigli della mia giovane maestra e a furia di mettere il video in pausa imbratto il tablet.  Alla fine lo schermo non si distingue facilmente dalla tovaglietta in silicone  ma  in un quarto d’ora la coccinella è fatta. Ricevuto l’apprezzamento della mia migliore amica e il benestare di un’amica che ha fatto l’artistico ( e che quindi investo del titolo di esperta in materia) ripongo la coccinella in frigo…lontanissima dalle possibili incursioni del selvaggio.  Mi sento talmente “yeah” per aver fatto una coccinella a forma di coccinella che decido di iniziare a preparare la caccia al tesoro. Segue telefonata con la mia co-organizzatrice di feste di compleanno per i figli che neanche dovessimo organizzare il party della notte degli Oscar! Alla fine abbiamo tutto sotto controllo: giochini, piccoli premi per i bimbi, spesa per la merenda da offrire a grandi e piccini ma la preparazione della caccia al tesoro è rimandata a data da destinarsi! Per fortuna  nel mio ultimo pellegrinaggio in drogheria ho preso le monete di cioccolata, in fin dei conti iniziare dalla fine è pur sempre un inizio!

Venerdì trascorre tranquillo tra forno e whatsapp. Il Pan di Spagna non ha fatto scherzi e ho rinfrescato la pasta madre. Mentre l’altra mamma è al supermercato e la tecnologia ci aiuta a discutere di bibite, prosecco, pizzette e pasticcini mi dedico alla caccia al tesoro. Decido di non perdere tempo a girovagare on line e mi lascio ispirare dal blog  La caccia al tesoro di Viola. Nonostante il sant’uomo che ha inventato il copia incolla l’operazione si rivela più lunga del previsto  a causa di  quelle “quattro” ( ma proprio quattro eh) modifiche che mi sembrano necessarie. Quando arriva l’ora di andare a prendere figlie e figlio da scuola sono ben lontana dall’aver finito ma mento spudoratamente con “mando tutto appena torno a casa stasera!”

 

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Sabato è il giorno dei dolci. Appena alzata preparo la crema e la ganache al cioccolato. Non appena il maritozzo mette piede in cucina sentenzia: “quella crema è poca”. Lui non ha mai fatto un dolce in vita sua ma essendo reggino ritiene di essere un’autorità in materia. Mi lascio prendere dal dubbio e preparo una seconda dose di crema. Siccome è un’autorità in materia di dolci gli affido il compito di tagliare i pan di spagna. Alla Nasa quando devono lanciare qualsiasi cosa in orbita non fanno dei calcoli così approfonditi come quelli che può far lui per ricavare quattro strati da un pandispagna, ma alla fine la base della torta è pronta ad essere farcita. Nel frattempo ovviamente i figli si sono svegliati e sono belli pimpanti. Mentre monto la panna insegno alla gnoma grande i fondamenti di word. Mica poteva scegliere un altro sabato per scrivere la sua  prima ricerca al computer! Quando imbottisco la torta di panna e crema cerco di convincere la gnoma numero due ad iniziare i compiti e il selvaggio numero tre a tenere le manine cicciottose lontano dalla panna. Ovviamente la crema è troppa, è arrivata l’ora di pranzo e la torta non ne vuole sapere di stare in frigo. Ringrazio le mie pargolette di essere nate in una stagione che permette di tenere la torta sul balcone.

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Il pomeriggi prosegue tra i compiti della festeggiata e le incursioni del secondo. Senza sapere come alle cinque ho già: colorato la pasta di zucchero ( aveva ragione il droghiere!), impastato la frolla per le mezzelune alla nutella e quella per la crostata ( dovevo pur fare qualcosa per non sprecare la crema avanzata). A quel punto mi dedico alla caccia al tesoro. Tra una telefonata e un wh all’altra mamma se ne va via oltre un’ora ma la caccia al tesoro è pronta. Ovviamente la mia soddisfazione dura solo qualche secondo e finisce nell’istante esatto in cui il selvaggio cerca di abbracciarmi con le mani appiccicaticce e soprattutto verdi. Nooo…stavolta non ho messo al sicuro il colorante per dolci! Mi munisco di straccio e cerco di cancellare le impronte da ogni dove.

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Segue cena. Pargoli e papà guardano un film sul lettone. Io preparo mezzelune e crostata. Ogni tanto uno dei selvaggi viene a controllare e mi aiuta un pochino. Mentre i dolcetti sono in forno metto avanti l’impasto del pan brioche e quello per il rotolo di pizza. A mezzanotte sto per andare a dormire quando il mio cervello mi ricorda che la gnometta avrebbe voluto i “lecca lecca di cioccolato”. Tra l’andare a dormire e continuare a spignattare opto per la seconda ipotesi e mi accingo all’ennesima guerra contro i miei avversari più temuti: i pop cakes.  A mezzanotte e venti depongo l’impasto di nutella e pan di spagna in frigo: so che il peggio deve ancora venire.

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Domenica mattina: il maritozzo ha puntato la sveglia alle sei. Dopo il caffè inizia l’impresa più complicata della giornata: ricoprire la torta con la pasta di zucchero. Stendi che stendi le due torte sono ricoperte ma sul davanti, proprio dove una appoggia sull’altra la congiunzione in pasta di zucchero non sembra intenzionata a tenere. “Fai delle palline rosse” suggerisce il maritozzo. “Mmmm…” commenta con disappunto la gnoma numero uno prima di andare agli scout. La gnoma numero due mi trova intenta a modellare una serie di piccole coccinelle salva-torta. L’operazione finisce miracolosamente prima del risveglio del superselvaggio.

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Salvata la torta riprendo la mia sfida con i pop cakes. Mi chiedo perchè continui a cascare nella trappola del “semplicissimo” pronunciata d’ufficio su blog e siti di cucina. Pronto  il primo pop cake mi rendo conto di non avere una base di polistirolo su cui infilzarlo e ripiego sulla parte interna del girainsalata. I pop cake si prendono gioco di me: i primi dieci riescono (quasi) perfetti ma dall’undicesimo in poi uno su tre si sfracella miseramente quando cerco di infilzarlo nel bastoncino o, ancora peggio, appena lo sistemo nel foro dello scolaverdure. Mi ripropongo di non farli mai più…ma mi sa che cadrò ancora in tentazione.

Archiviati i pop cakes non resta che dedicarsi al salato: pan brioche e rotolo di pizza mi danno molti meno problemi e il selvaggio si accontenta di un po’ di pasta e di un piccolo mattarello in legno. Intanto il papà è tornato dalla saletta ed ha affibbiato a qualcun altro il compito di stampare i fogli per la caccia al tesoro. Pranzo e vestitizione ci impegnano per meno di un’ora. Non resta che mettere in borsa le monete di cioccolata e far giungere la torta intatta a destinazione.

Quando arriviamo gli altri due festeggiati stanno già giocando tra le foglie ancora bagnate di pioggia del giardino. Lavinia abbandona le ballerine, mette gli scarponcini e si unisce ai suoi compagni. Ascanio la segue, noi ci dedichiamo agli ultimi ritocchi: sistemare gli indizi della caccia al tesoro e la merenda sui tavoli. I compagni di classe arrivano alla spicciolata e il giardino si riempie di bambini che inventano giochi. Quando li chiamiamo per la caccia al tesoro ci mettono un po’ ad arrivare: alcuni sono titubanti, alcuni rinunciano ma chi gioca sembra divertirsi. Conquistato, spartito e mangiato il tesoro tornano ai loro giochi in giardino. Avevo preparato una lista di giochi da proporre in caso si annoiassero ma è evidente che preferiscono giocare per i fatti loro. “Basta uno spazio dove giocare e si organizzano” penso tirando un sospiro di sollievo, e non solo perchè questo mi permette di gustarmi uno spritz in santa pace.  Tornano ogni tanto per mangiare un paninello, una pizzetta, una fetta di salame o un dolcino. Al momento del gioco dei palloncini smettono di giocare di malavoglia poi però sono contenti di lanciarsi alla ricerca dei piccoli premi nascosti nei tanti palloncini colorati sparsi sul piazzale. La consegna dei premi, invece, mette alla prova la nostra pazienza e pure le nostre doti organizzative.

 

Come di rito la festa si conclude con la torta e i regali. I bambini intorno alle torte che intonano “Tanti auguri…” per i loro amici sono uno spettacolo così come i tre festeggiati sorridenti. Mi mancheranno queste maratone pre-compleanno e ancora di più le vocine allegre che cantano tanti auguri e le dita sulle torte. Intanto mi godo lo spettacolo. W le feste di compleanno!

 

 

 

 

 

 

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