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Vacanzine romane

Vacanzine romane

Tornare a Roma è sempre piacevole. A pensarla così non siamo solo io e il maritozzo ma anche le gnome: siamo stati nella capitale ad inizio ottobre ma quando abbiamo proposto di tornarci in compagnia di una famiglia di amici non se lo sono fatte ripetere due volte. La nostre vacanzine romane sono durate quattro giorni: tre dedicati alla città eterna ed uno alla scoperta di Villa Adriana a Tivoli. Come spesso ci accade i nostri percorsi non hanno seguito un vero e proprio filo logico ma hanno cercato di cucire insieme i desideri e le proposte di tutti.

Giorno 1 – San Clemente: un viaggio verticale nella Storia

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La nostre vacanzine romane hanno avuto come base un appartamento, prestato da amici di vecchia data, a poche centinaia di metri da Battistini, capolinea della linea A. La vacanza è iniziata ufficialmente poco prima delle 15 con una generosa porzione di pizza al taglio. Con la pancia piena ci siamo diretti verso la prima meta di questo nuovo soggiorno nella capitale: la Basilica di San Clemente.  Avevamo già affrontato questo piccolo viaggio verticale in duemila anni di storia qualche anno fa, ma la gnoma numero uno ne conservava solo un vago ricordo. Su suggerimento della nostra efficientissima compagna di viaggio, abbiamo prenotato una visita guidata: la nostra era organizzata dall’associazione Amici di Roma, ma basta una ricerca in rete per trovare proposte per tutte le tasche.

La visita inizia dal livello più alto: la chiesa attuale risale al XII secolo ma il suo aspetto è legato ai lavori di restauro del primo decennio del 1700. Nella chiesa si possono ammirare gli affreschi della cappella di Santa Caterina d’Alessandria, la schola cantorum, ricavata utilizzando elementi della basilica paleocristiana, e il magnifico mosaico raffigurante il trionfo della croce. Il mosaico, considerato da molti uno dei più preziosi di tutta Roma, raffigura la croce di Cristo da cui germoglia l’albero della vita. Più che dal simbolismo però le gnome sono rimaste colpite dall’iscrizione che corre sotto e in cui sta scritto che un frammento della croce, un dente di San Giacomo ed uno di Sant’Ignazio sono conservati sotto la figura di Gesù Cristo. A questa spiegazione della nostra guida, infatti, le bambine si sono immaginate nelle vesti di intrepide archeologhe.

Comprato il biglietto inizia il viaggio verticale nella storia. Scese le scale ci si ritrova nell’umida penombra della basilica originaria risalente al IV secolo. Qui a colpire sono soprattutto gli affreschi che raccontano i miracoli del Santo. In uno di questi, antenato dei nostri fumetti, raffigurante Clemente e Sisinnio, si trova una delle prime iscrizioni in volgare o comunque in una “lingua intermedia” tra il latino e la lingua parlata. Il “Fili de le pute, traite…” pronunciato, pare da Sisinnio, deciso a far uccidere Clemente reo di aver celebrato una messa a cui partecipò sua moglie, ha attirato l’attenzione di tanti studiosi della lingua e le guide non mancano di far notare l’espressione ai visitatori.

La basilica, dopo essere stata devastata dai normanni nel 1084, fu riempita di pietrame. La sua riscoperta la si deve a padre  Joseph Mullooly che nel 1857 diede avvio ai lavori di scavo. Gli scavi  permisero di ritrovare l’antica chiesa ma anche di scoprire che questa era edificata su antichi edifici romani. Il terzo livello di San Clemente è quello che ci porta più indietro nel tempo: attraverso uno strettissimo corridoio si fa un ulteriore salto nella storia e ci si ritova in un’abitazione romana del II secolo, trasformata in parte in un Mitreo, santuario dedicato al culto di Mitra, divinità di origine persiana. Il buio è ancora più fitto e il rumore della città quasi non vi penetra: l’udito è catturato dallo scrosciare dell’acqua e bastano pochi passi per ritrovarsi davanti ad una fonte sorgiva in un locale di tufo che pare ospitasse l’antica zecca di Roma.

Giorno 1 – dal Colosseo alla Fontana di Trevi 

Riemersi dai sotterranei di San Clemente, facciamo fare merenda ai bambini e ci prepariamo per una delle più classiche passeggiate romane che ci condurrà fino alla sempre affollata Fontana di Trevi.

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Dopo aver percorso appena 400 metri ci ritroviamo davanti ad uno dei simboli della Capitale: il Colosseo.  Le bimbe hanno visitato Colosseo e Fori Romani ad ottobre, durante una precedente vacanzina romana. La visita è quasi d’obbligo e occupa almeno un’intera mattinata. Il biglietto, valido per Colosseo, Foro e Palatino ha una durata di due giorni. L’anfiteatro Flavio conquista i bambini con la sua grandezza e, per quanto atroci e disumani potessero essere, gli spettacoli che vi si svolgevano destano la loro curiosità. Le gnome continuano a farmi tante domande sulla costruzione e su come si svolgeva la vita all’interno di questo edificio. Tanta curiosità prima o poi andrà soddisfatta con una visita guidata. Altrettanta curiosità ha destato il Foro, centro della vita politica e sede delle maggiori istituzioni della Roma Imperiale. Da non perdere, anche per la splendida vista che offre, la visita al Palatino, il colle che la leggenda vuole sia stato scelto da Romolo per fondare la città.

Anche una semplice passeggiata, come quella che abbiamo fatto questa volta, permette di buttare l’occhio su tanti frammenti di storia: l’arco di Costantino, quasi attaccato al Colosseo, i fori, affascinanti in qualsiasi momento della giornata ma ineguagliabili al tramonto, la colonna Traiana. Lungo il tragitto abbiamo fatto una breve sosta al punto di informazione turistica dove le bambine hanno preso la mappa della città su cui attaccare gli adesivi dei monumenti visitati.  La sosta successiva è stata quella al Vittoriano. LAaltare della Patria con la sua scalinata e i suoi 81 metri di altezza ha attirato l’attenzione delle gnome e meriterà una visita accurata in futuro, magari in concomitanza ad una delle tante mostre che vi vengono ospitate.

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Lasciato alle nostre spalle il Vittoriano ci siamo incamminati verso un altro simbolo di Roma: Fontana di Trevi. La fontana più nota e scenografica della città è uno dei luoghi di Roma che le gnome preferiscono e qui dopo essersi fatte strada tra la folla si sono dilettate in una lunghissima “sessione fotografica”, quasi fossero delle novelle Anita Ekberg. La fontana, connubio di classicismo e barocco, finanziata all’epoca del Bernini con un aumento della tassa sul vino , è piaciuta molto anche al selvaggio, attratto dall’idea di un bagno che avrebbe potuto farlo finire sui giornali.  Siamo riusciti ad allontanarci dalla fontana solo dopo aver promesso alle fanciulle che non avremmo lasciato la città senza buttare la monetina che, secondo la leggenda, garantirà un ritorno certo.

La serata è stata, invece, la parte un po’ meno interessante dell’intera vacanza. Il maritozzo voleva tornare all’Antica Birreria Peroni di via San Marcello. Come ai tempi in cui ci andavamo con gli amici che studiavano a Roma, il locale non accetta prenotazioni e per i gruppi, più o meno numerosi, l’attesa è molto lunga: dopo aver aspettato quasi due ore abbiamo optato per un’anonimo, ma non certo a buon mercato, ristorante di una catena. Nota positiva: nell’attesa ho potuto chiacchierare con una cara amica che non vedevo da troppo tempo.

Giorno 2 – Regina Coeli di papa Francesco

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Il nostro secondo giorno a Roma era domenica e così ne abbiamo approfittato per partecipare al Regina Coeli in Piazza San Pietro. Le persone presenti erano veramente tante ma entrare nella piazza non è stato complicato ed è bastato raggiungerla con circa venti minuti di anticipo.  Era da tempo che desideravamo partecipare a questo momento di preghiera con il Papa e siamo stati ricompensati con bellissime parole sul tema della misericordia.  Terminato il Regina Coeli avremmo voluto visitare nuovamente la basilica di San Pietro ma le gnome fremevano per incontrare le loro amiche, impegnate in una visita guidata della Roma Imperiale.

Giorno 2 – Picnic a Villa Borghese

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L’appuntamento con i nostri compagni di vacanza era fissato a Villa Torlonia ma, visto che loro erano un po’ indietro rispetto a quanto previsto inizialmente, abbiamo improvvisato un picnic a Villa Borghese. Questo è stato preceduto da una sosta in via della Croce nei pressi di Piazza di Spagna per munirci di cibo: pasta al Pastificio alla modica cifra di 4 euro a porzione e l’ormai mitico tiramisù di Pompi. Con il nostro cestino del pranzo abbiamo raggiunto il galoppatoio di villa Borghese, dove abbiamo mangiato sul prato all’ombra di un albero. Da qui abbiamo ripreso la nostra passeggiata fino alla Galleria Borghese, museo in cui spero di tornare prima o poi. La domenica pomeriggio Villa Borghese è un parco vissuto da famiglie di ogni provenienza: l’impressione è stata quella di un luogo che unisce romani, romani d’adozione e turisti.

Giorno 2 – Villa Torlonia

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Piedi e autobus ci hanno condotto a Villa Torlonia. Non fosse stato per la presenza di uno striscione neofascista sul muro di cinta, l’impatto con questo luogo sarebbe stato perfetto. Il primo edificio che isi incontra è il casino nobile il cui sfarzo è legato ai lavori di restauro voluti da Giovanni Torlonia e da suo figlio Alessandro. La villa fu anche residenza di Benito Mussolini a cui fu affittata per un euro l’anno dal 1925 al 1943. Per lasciare spazio al duce e alla sua famiglia, Giovanni Torlonia jr si trasferì nella casina delle civette.  L’edificio deve il suo nome ad una vetrata con due civette ed è il risultato dei lavori che nel tempo stravolsero la capanna svizzera voluta da Alessandro. Vetrate, torrette, logge e porticati hanno attratto lo sguardo dei bambini quasi che quella davanti a loro fosse la casa fatata di un parco divertimenti. Passeggiando per il parco, che di per se merita una visita, si incontrano il casino dei principi, il campo da tornei, il lago circondato da un piccolo bosco di bambù e il teatro. Affascinante anche la Serra Moresca, ancora non riaperta al pubblico. Anche Villa Torlonia con i suoi viali e prati è frequentata dagli amanti del verde urbano, romani e non.

Giorno 2- Bocca della verità 

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Siamo riusciti a lasciare gli spazi verdi di Villa Torlonia solo dopo aver promesso alle bambine che le avremmo portate alla Bocca della Verità. Con un autobus abbiamo raggiunto Piazza Venezia e da qui ci siamo diretti verso la leggendaria bocca. Nel tragitto abbiamo potuto osservare, anche se solo di sfuggita, il Campidoglio, l’insula dell’Ara Coeli e il teatro di Marcello. Le gnome speravano di potersi avvicinare al mascherone, divenuto celebre grazie a Vacanze Romane, ma al nostro arrivo il pronao di Santa Maria in Cosmedin era già chiuso.  Leggenda vuole che la bocca mordesse la mano di chi dicesse una bugia al suo cospetto e questa credenza popolare ha sicuramente attirato l’attenzione delle bimbe e delle loro amiche. Di fronte alla Bocca della Verità sorge il Tempio di Ercole Vincitore, conosciuto anche come Tempio di Vesta per la forma circolare che lo fa assomigliare al tempio rotondo che si trova nel foro romano.

Giorno 2- Isola Tiberina

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Ad ottobre avevamo lasciato Roma senza una passeggiata sulle rive del Tevere e le bambine se ne sono ricordate fin dal nostro arrivo in città. Così, lasciata la Bocca della Verità, abbiamo percorso un tratto di lungotevere fino all’Isola Tiberina. Su questa piccola isola, la cui forma ricorda un’imbarcazione, abbiamo guardato lo scorrere del Tevere e assistito, divertiti, all’insolito spettacolo di un ragazzo che, munito di corda e cestino per la spesa, ripescava i palloni accumulati in un piccolo tratto di fiume.

Giorno 2 – Trastevere

Come in ogni vacanzina romana che si rispetti, la serata è finita a Trastevere. I vicoli e gli scorci di quest’angolo di Roma continuano ad essere, per me, molto affascinanti. Così come attraenti sono i tanti ristoranti che si affacciano sulle strade e sulle piazze. Ancora una volta ad assolvere al ruolo di organizzatrice è stata la nostra amica che, Tripadvisor e consigli delle colleghe alla mano, ha prenotato un tavolo da Cave Canem. Nonostante un po’ di lentezza nel servizio, il locale non ha tradito le nostre aspettative. Sul tavolo sono arrivati: supplì, fiori di zucca fritti, cacio e pepe, gricia, trippa alla romana e saltimbocca. Dopo cena, ci siamo concessi ancora una breve passeggiata fino a Santa Maria in Trastevere. Qui, mentre ricordavamo le serate passate in questi luoghi nelle nostre precedenti vite, i bambini hanno chiesto a chiare lettere di poter andare a dormire.

Giorno 3 – San Pietro in Vincoli

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Il nostro terzo giorno a Roma, lo abbiamo dedicato interamente al centro. Il nostro tour è partito da San Pietro in Vincoli che abbiamo raggiunto attraverso la ripida scalinata che la separa da via Cavour. Voluta nel V secolo dall’imperatrice Eudossia, la chiesa custodisce quelle che si pensa siano state le catene con cui San Pietro venne tenuto prigioniero a Gerusalemme.  La tradizione vuole che queste si siano saldate a quelle con cui il primo papa fu incatenato nel carcere Mamertino. A farci scegliere questa chiesa come punto di partenza della giornata, però, è stato un altro tesoro che vi è custodito: il Mosé di Michelangelo. Impossibile non rimanere colpiti dall’imponenza dell’opera e dalla perfezione dei muscoli, delle vene e di ogni singolo dettaglio. Il realismo di questa statua, secondo un antico aneddoto, impressionò lo stesso artista che, dopo avergli inflitto una martellata sul ginocchio,  si rivolse a Mosè chiedendo “perché non parli?”.

Giorno 3 – Piazza del Quirinale

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La seconda tappa del nostro giro turistico è stata la Piazza del Quirinale. Dopo aver guardato dal basso verso l’alto la Fontana dei Dioscuri, le gnome e il selvaggio non hanno potuto fare a meno di sbirciare oltre l’ingresso della residenza del Presidente della Repubblica nella speranza di ottenere il saluto di un corazziere, operazione quest’ultima riuscita solo al selvaggio. Il Palazzo può essere visitato in giorni e orari stabiliti ma è necessario prenotare la visita con 5 giorni di anticipo, regola che non scorderemo la prossima volta che torneremo a Roma.

Giorno 3 -Piazza di Spagna

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Lasciato il Quirinale ci siamo diretti verso Piazza di Spagna. Dopo aver incrociato Piazza Barberini al cui centro campeggia la bellissima Fontana del Tritone di Gian Lorenzo Bernini, abbiamo puntato in direzione della scalinata di Trinità dei Monti, in modo di avere una vista della piazza dall’alto.  Recentemente restaurata, la scalinata è uno dei simboli della Roma settecentesca. Colorata, scenografica, costantemente animata dal vociare di turisti di tutto il mondo, la scalinata insieme a Piazza di Spagna è uno di quei posti in cui non si può non passare se si trascorrono in città, da turisti, anche solo poche ore. Le gnome, ovviamente, non hanno rinunciato alla foto di rito ai bordi della Barcaccia.

Giorno 3 – Fontana di Trevi

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A questo punto abbiamo dovuto mantenere la promessa fatta il primo giorno e tornare alla Fontana di Trevi per il lancio della monetina e un altra carrellata fotografica. Abbiamo trascorso una ventina di minuti davanti a questa fontana gigantesca e credo sarebbe impossibile passarci davanti senza fermarsi, soluzione, a quanto sembra, in via di studio da parte dell’amministrazione per ridurre il sovraffollamento nei pressi del monumento.  Visitare la fontana di Trevi significa anche respirarne il clima, immaginarne la storia, assaporarne l’eleganza,  ricordare le scene de La Dolce Vita e tutto questo non può essere fatto con un “passaggio veloce”.  Neppure chi in due settimane visita l’Italia dalla Sicilia alle Alpi può passare davanti a questo capolavoro senza fermarsi almeno cinque minuti, quattro in più di quelli che occorrono per scattare e postare un selfie su facebook.

Giorno 3- Pantheon

A questo punto, la compagnia si è ampliata e da 4 adulti e 6 bambini siamo diventati 6 adulti e 8 bambini.  La prima mossa della nuova formazione è stata quella di placare il languorino di grandi e piccini con una generosa dose di pizza di Zaza nella vicina piazza Sant’Eustachio. Scoperta grazie ad un compagno di classe del maritozzo che lavora nei dintorni, questa piccola pizzeria è diventata il punto di ristoro obbligato delle passeggiate diurne in centro.  La tappa successiva è stata il Pantheon che i bambini volevano visitare soprattutto per l’oculus, la grande apertura circolare attraverso cui filtra la luce che illumina l’intero edificio. Tra le più antiche costruzioni di Roma arrivate fino a noi, il tempio di tutti gli dei, oggi Basilica Sancta Maria ad Martyres, strappa a chiunque la visiti per la prima volta la stessa domanda: piove dentro? Quesito a cui si trova risposta anche andando a sbirciare le curiosità sulla pagina ufficiale del monumento definito da Sthendal “il più bel resto dell’antichità romana”.

Giorno 3  – San Luigi dei Francesi

Il nostro giro “quasi senza logica” ci ha condotto a San Luigi dei Francesi. La chiesa ospita numerose opere d’arte ma fra tutte spicca il ciclo di tre dipinti di Caravaggio che ornano la cappella Contarelli. La vocazione di San Matteo, San Matteo e l’Angelo e Il martirio di San Matteo, sono tre capolavori in grado di conquistare anche i meno appassionati d’arte. Tra i tre, io ho un debole per la vocazione di San Matteo con quel dito di Dio, così carico di significati simbolici.

Giorno 3 – Piazza Navona

Tappa successiva e praticamente obbligata è stata Piazza Navona. Sorta sulla pista dell’antico Stadio di Domiziano, la piazza, altro simbolo della Roma barocca, ha sempre colpito le gnome, attratte in egual misura dalla grande Fontana dei Quattro Fiumi e dai tanti artisti di strada che ritraggono i turisti.

Giorno 3 – Castel Sant’Angelo

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In piazza Navona la compagnia si è divisa: i papà e i bambini più piccoli sono andati verso Campo de’ Fiori mentre noi mamme e le gnome over 7 abbiamo raggiunto Castel Sant’Angelo.  La mole, che dai tempi dell’antica Urbe riflette la sua immagine nelle acque del Tevere, riserva numerose sorprese. Il suo interno custodisce il sepolcro dell’imperatore Adriano e il suo esterno consente allo sguardo di godere di incredibili viste su Roma. La sua fama è legata al passetto di Borgo, usato in passato dei papi per fuggire dal Vaticano e trovare un sicuro rifugio nel castello. L’intricata rete di sotterranei, ambienti interni, cortili e terrazze testimonia i tanti usi che di questa fortezza, a lungo ritenuta imprendibile, sono stati fatti nei secoli.

La luce del tramonto ci ha accompagnato nel percorso a ritroso verso Piazza Venezia. Qui il maritozzo è tornato all’attacco con il suo desiderio di tornare all’Antica Birreria Peroni. La fila, notevolmente più corta rispetto a due sere prima, ha fatto sì che il desiderio si avverasse. Nel tornare dopo almeno 10 anni in questo locale ho provato una strana e fastidiosa sensazione: quella di trovarmi fuori posto, in un luogo perfetto da studente ma per cui ti senti ormai fuori target. Una sensazione difficile da spiegare anche perché le grandi sale erano popolate da diverse famiglie.

Giorno 4 Tivoli – Villa Adriana

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L’ultimo giorno della nostra vacanzina abbiamo lasciato l’Urbe in direzione Tivoli. Qui, dopo un pranzo rustico nel retrobottega di un alimentari, siamo andati alla scoperta di Villa Adriana. Le bimbe hanno insistito per partecipare ad una visita guidata e la scelta si è rivelata azzeccata per un primo approccio con i tanti tesori archeologici della villa. La residenza che Adriano fece costruire per se e per la sua corte è un concentrato di trovate architettoniche e  soluzioni ingegneristiche. Passeggiando tra gli ottanta ettari del parco archeologico si possono scoprire usi e costumi dell’antica Roma in una cornice a dir poco incantevole. Il Pecile, il Canopo, il Teatro Marittimo, le Terme svelano le abitudini dell’imperatore, la sua passione per i viaggi e quella per il nuoto, il pensiero che guidò il suo regno.

Con la lunga passeggiata tra le rovine di villa Adriana la nostra vacanza, troppo breve per definizione, è terminata. Roma sarà sicuramente metà di altri fine settimana: le gnome sono abbastanza grandi per la cupola di San Pietro e per la Cappella Sistina. Io ho scordato di tornare a Piazza del Popolo e le gnome ne vogliono sapere di più sul Cristo della Minerva.  Recentemente è stato riaperto al pubblico il laghetto delle cascate all’Eur e i tempi potrebbero essere maturi anche per un viaggio alla scoperta delle opere del Caravaggio. Stavolta, inoltre, non c’è stato tempo per le basiliche papali. Insomma un motivo per tornare a Roma lo troveremo di sicuro. Anche Tivoli meriterà un’altra visita visto che ancora non abbiamo avuto il piacere di passeggiare tra i viali di Villa d’Este.

 

 

 

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