La dpp mancata e la fortuna nella sfortuna
È buffo. Ogni anno cerco di non guardare l’agenda o il calendario come se non vedere quel 10.10 che per quasi otto mesi compariva alla voce dpp potesse evitare di ravvivare il dolore. Poi senza agenda, calendario, telefono quel numero mi si para davanti nella sua enormità e interezza: il 10-10-12 resterà il giorno della data presunta del parto, solo che lei è nata con otto settimane d’anticipo e con gli occhi chiusi. È nata senza vita, non è “non nata” o “mai nata” e non c’è bisogno di scomodare il quadrato semiotico per capirlo. Questa però è un’altra storia e prima o poi ne parlerò. Oggi vorrei parlare solo di questa data e di quel che significa a cinque anni di distanza.
Indubbiamente sto molto meglio rispetto a cinque anni fa. Sto bene non perché abbia dimenticato, ma semplicemente perché ho anche imparato a ricordare. Mentirei se dicessi che il mio star bene dipenda solo dal saper ricordare, ma il saper e poter ricordare non sono certo cose da poco.
Provo ad andare con ordine. Il ricordo, particolarmente nelle ricorrenze, fa male, ma c’è qualcosa che interviene a lenire questo dolore e, per quanto paradossale possa sembrare, credo sia il ricordo stesso. Il ricordo porta con se anche sensi di colpa, più o meno razionali, che colpiscono quando vogliono loro e contro i quali non credo di aver ancora trovato un rimedio se non aspettare che l’onda si abbassi. Non credo ci sia bisogno di scriverlo: avrei voluto che le cose andassero diversamente e che lei fosse qui a farmi ridere e impazzire.
Se c’è una cosa che ho mal sopportato si può riassumere nella frase “sarebbe potuta andar peggio, sarebbe potuto succedere dopo”. Non so e spero di non sapere mai se questa affermazione sia vera o meno, so solo che è una frase inutile e dolorosa soprattutto se detta a chi in quel momento sta vivendo una perdita incolmabile.
A distanza di cinque anni posso dire, invece, di essere stata fortunata nella sfortuna come suona un vecchio detto popolare. Sono stata fortunata perché più di una persona mi ha chiesto e continua a chiedermi il suo nome. Sono stata fortunata perché i “poteva andar peggio” e “ne farai un altro” sono stati dei casi isolati e non un ritornello continuo. Sono stata fortunata perché ho avuto intorno a me una rete che ha fatto in modo che i mesi e gli anni successivi alla perdita non fossero ancora più difficili. Tanti sono stati e sono i nodi di questa rete: lo splendido papà della sua bimba, i parenti più stretti e gli amici e le amiche di lungo corso. Oggi, col senno di poi e nel leggere le testimonianze di altre mamme, credo di essere stata fortunata anche con la maggioranza delle persone che all’epoca erano meno vicine. Una delle gnome stava iniziando l’ultimo anno di scuola dell’infanzia e le maestre hanno accolto lei e noi con un’attenzione che mai dimenticherò. Tante persone, anche conosciute da poco e poi diventate amiche, ci hanno accompagnato con affetto nella gravidanza successiva. Gravidanza in cui ho avuto il sostegno e l’affetto di quattro meravigliose ostetriche e grande attenzione da parte di tutti i medici anche in cose piccole e apparentemente banali. Persone che sanno ascoltare quando parliamo di lei.
Quello che io chiamo fortuna spero possa essere un giorno la “normale” accoglienza riservata alle mamme e ai papà che vivono un lutto perinatale e che non potranno vedere crescere i loro bambini. Questo però è un tema grande come una casa e forse più e meriterebbe uno spazio ben più ampio di quello che posso dedicargli in questo post.
Infine, nel ricordare il mio vissuto, non posso non citare le splendide ciaomamme ovvero le mamme di CiaoLapo con cui ho condiviso un tratto di strada molto faticoso. Mai prima di allora avevo condiviso dolore, paure ed emozioni attraverso un forum. Il fiume di parole che ogni giorno scambiavo con loro aveva un che di terapeutico ma solo dopo ho capito l’importanza di quella comunanza che ha fatto nascere legami che ancora resistono. Ed è anche per questo che non vedo l’ora di rincontrarle, alcune dal vivo altre a distanza, domenica per celebrare il Babyloss e l’onda di luce. Ancora una volta basterà uno sguardo per capire quanto il ricordo sia dolore e sollievo al tempo stesso.
Tesoro ogni volta che leggo le tue parole sono affascinata dalla tua forza e saggezza…e come ogni volta vorrei stringerti forte e ringraziarti per il tuo intimo che doni senza risparmiarti…