Sarebbe dovuto, sarebbe potuto
Sarebbe dovuto, sarebbe potuto. Sarebbe. Quante volte ho usato questi condizionali pensando alla piccola Lu!
Quante cose ci sono nell’elenco dei “sarebbe”: il primo giorno di scuola e la prima notte fuori casa, un vestitino conservato invano e i “chissà” sui gusti e il temperamento.
L’ultimo sarebbe si è presentato qualche giorno fa mentre riguardavo le decine di foto scattate alle VDBC. Per un gioco di coincidenze, infatti, questa mie VdBC, dopo quasi 20 anni dall’ultima, è caduta nell’anno in cui Lu, se le cose fossero andate diversamente, avrebbe potuto vivere per la prima volta quest’esperienza.
Avrebbe potuto, credo si addica meglio alla situazione. Se fosse stata qui avrebbe potuto non volerne sapere mezza o mille altri motivi, dai più gravi ai più banali, avrebbero potuto far sì che questo non accadesse.
Ho imparato col tempo a sostituire il servile “dovere” con “potere”. Sarà che gli imprevisti, buoni e meno buoni, sono sempre dietro l’angolo o che la “possibilità” racchiude meno rabbia del “dovere”, fatto sta che a un certo punto ho iniziato a pensare in questi termini.
In ogni caso, ad ogni “sarebbe” corrisponde una massiccia dose di malinconia. Una malinconia che arriva improvvisa e sferzante come una folata di vento in un giorno di bonaccia. Arriva forte, toglie il respiro, catapulta in ciò che non è stato. Ma non è più il dolore lancinante dei primi tempi. É qualcosa che ha a che fare più con la tenerezza che con il dolore.
Ci sono stati giorni in cui ho desiderato che il pensiero percorresse altre strade, che fosse meno totalizzante. Ho imparato presto e con sollievo che dimenticare sarebbe stato impossibile, ma c’è stato un tempo in cui anche ricordare lo era. Ho desiderato poter non pensare tutti i giorni alla sua nascita al contrario.
Il tempo è passato, il ricordo non è svanito ma ha assunto una forma nuova. Non è una cicatrice da guardare con orgoglio e preferirei che non ci fosse. Ma, in qualche modo, il sentirla tirare fa meno male. Il ricordo è una specie di balsamo che fa dolere la ferita ma al contempo lenisce il dolore che genera.
C’è qualcosa di dolce nel ricordo. E quei sarebbe sono diventati qualcosa di familiare. D’atteso oserei dire. Qualcosa che non riempie lo spazio vuoto del puzzle ma che rammentano che il tassello mancante c’è anche se non si vede. É parte di una storia, la mia. La nostra.
Non posso pretendere di sapere cosa hai passato e cosa stai passando ma ho avuto la mia dose di perdite e posso solo concordare che la cicatrice ci sarà sempre, così come quel dolore che l’ha causata. Ma forse il tempo aiuta ad abituarsi a quel dolore e a sentirlo un po’ meno
Io ti mando solo un abbraccio forte forte , bello stritoloso!
Mi spiace quando leggo di brutte esperienze per quanto servono per farsi le ossa e le spalle grosse è pur sempre dolore.