<

Spero tu abbia conosciuto l’amore

Spero tu abbia conosciuto l’amore

Eccoli, i giorni più temuti sono arrivati. Quelli in cui il ricordo si fa più intenso e il calendario torna, inesorabilmente, indietro a sei anni fa. Ecco sfilare sotto i miei occhi il dubbio e la paura, la certezza, l’incontro tra la vita e la morte. Un incontro che ha trasformato il mio ventre dal luogo più sicuro al mondo ad una bara. Eppure non li temo più questi ricordi, perché sono l’indice di un legame che resiste a tutto, compreso il tempo e la morte. 

In questo tornare indietro nel tempo c’è tutto: il battito non trovato, il tempo interminabile e sospeso del travaglio, parole che accarezzano e altre che sono schiaffi in pieno viso. Il mio corpo che partorisce mentre testa e cuore cercano di fuggire, lontano, altrove. La tua nascita muta, accolta da mani gentili. Le parole che negano di volerti vedere e gli occhi che ti cercano invano. Pensieri indicibili e gesti mancati, destinati a stare nel cassetto dei rimpianti. Una confusione che rimbomba, testa e cuore che seguono percorsi paralleli, incontrandosi di tanto in tanto, per poi separarsi, temendosi reciprocamente.

Ero impreparata ad accoglierti così presto, nemmeno una tutina in valigia per avvolgere il tuo corpicino perfetto ma inerme. Un’ostetrica, ricordo solo il volto, che prende in mano la situazione e ti veste con un pigiamino rosa. Mi accorgo solo troppo tempo dopo di non averla ringraziata.

E visto che senza accorgermene sono passata a rivolgermi a te, sarà così che continueranno queste righe, giunte ormai all’arrivo di papà. L’aereo è arrivato in tempo per permettergli di accompagnarmi per mano nella stanzetta in cui tu sembri dormire sotto un lenzuolino verde. Piccola, bellissima ma senza vita. Poi quei baci e quelle carezze mentre sei già in quella scatola di legno bianco che ancora fatico a chiamare per nome. La tua assenza presente e la mia presenza assente. Intorno, voci, affetti, parole, un pensiero di futuro fuori luogo e fuori tempo. L’ultimo bacio. La chiesa, i fiori, il cimitero. Il marmo bianco.

Non hai visto il mondo, nessuna strada è passata sotto ai tuoi piedi e le tue mani mai ne hanno stretto altre. La mia voce, quella dicono, tu l’abbia sentita in quei sette mesi insieme. E il mio amore? Il nostro amore? Lo hai sentito in quei giorni incasinati, di nevicate e terremoti? Lo hai sentito mentre mi occupavo delle tue sorelle? Lo hai sentito mentre annunciavamo a tutti l’imminenza del tuo arrivo? Lo hai sentito mentre vivevi dentro di me e io pensavo a come avremmo vissuto con te? Lo hai sentito nella spensieratezza dei progetti?

Lo hai sentito nonostante la cartella delle ecografie scaraventata a terra e le foto della pancia cancellate nel buio dei primi giorni?

E in questi sei anni? Lo hai visto nei palloncini al vento? Lo hai sentito nel tuo nome pronunciato anche grazie alle mamme di CiaoLapo? L’ho messo nelle parole, in un fiocco cucito un po’ così, e pure nelle lacrime che ogni tanto tornano a farmi compagnia. L’ho messo nei cuori disegnati sulla sabbia, nei girasoli e nei gigli che ti porto di tanto in tanto.  L’ho messo nella malinconia del cambio stagione e nelle parole, poche e sincere, che scambio con le altre mamme che guardano il cielo. E in mille altre cose di ogni giorno.

Dimmi ti prego che l’amore, anche se maldestro, lo hai conosciuto! Mi chiedo se tu ti sia sentita amata mentre sguazzavi là dentro e, non potendo darmi risposta, continuo a fare quello che forse in quei giorni terribili non ho saputo fare.  Amarti. Si amano anche i sogni infranti. Me lo hai insegnato tu. Lucrezia.

 

6 pensieri su “Spero tu abbia conosciuto l’amore

  1. Cosa dirti? Non trovo le parole. Posso solo permettermi di dirti che se scrivi queste cose non è stato possibile non avvertire l’amore incondizionato, il desiderio di averla tra le braccia, la voglia di esserle madre. Ti mando un abbraccio.

  2. L’ha conosciuto e come il tuo amore la tua bimba se ancora riesci a trasmetterlo anche a chi come me capita per caso in questo tuo post.
    Mi sembra quasi di aver capito un po’ di più un concetto che ho ascoltato da Marina Borruso a proposito di come approcciarci al risentimento per superarlo e cioè “Tutto ciò che noi abbiamo o non abbiamo è una porta per il passaggio ad un altro stato di consapevolezza”.
    La tua bimba è stata una porta per te e tu sei riuscita a lasciar andare l’inevitabile risentimento che forse ti ha anche sfiorato nei confronti della vita e di tutto.
    Grazie per questo post.

    1. grazie per questa tua riflessione. C’è del vero in ciò che dici e ti ringrazio per averlo fatto in modo così delicato.

Rispondi