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Sa mamma e su sole, una leggenda che resiste

Sa mamma e su sole, una leggenda che resiste

 

“Entrate dentro che a quest’ora arriva sa Mamma e su sole” continua a ripetere mia madre ai miei figli ogni volta che li becca giocare in giardino nelle ore più calde della giornata. “Non raccontare queste cose ai bambini che non sono vere!” l’ha ammonita una volta una zia, che nutre per il folklore e le tradizioni popolari la stessa simpatia di Dracula per la luce. Fortunatamente l’ammonimento è caduto nel vuoto e così, ogni tanto, a casa mia si sente ancora nominare Sa Mamma e su Sole. 

Io, invece, ho sempre avuto un debole per le tradizioni popolari. Conoscere i personaggi misteriosi che hanno popolato l’infanzia di tante generazioni precedenti, infatti, conserva un fascino enorme ed è un modo spontaneo per tramandare leggende che rischierebbero, altrimenti, di andare perdute. Lungi dal farsi “terrorizzare” dalla possibile presenza della donna misteriosa, i bambini hanno riposto più volte al richiamo, con un “chi è?”, “cosa fa?”.

Un’antica leggenda, nata come molte altre, a tante latitudini per mettere in guardia da pericoli concreti, narra che nelle ore più calde del giorno, vaghi per le strade dei paesi della Sardegna una donna coperta da capo a piedi. Questa signora, la mitica “mamma e su sole” , ha l’abitudine di rapire i bambini, scoperti a giocare per strada sotto il sole pomeridiano, nonostante il divieto imposto dagli adulti di casa. Un’altra versione della leggenda narra, invece, che basti un tocco sulla fronte della donna per essere colpiti dalla febbre. Scopo della storia era, ovviamente, quello di spaventare i bambini affinché stessero in casa, almeno fino alle 4 del pomeriggio, evitando in questo modo di cadere vittima di pericolose insolazioni.

Ad ascoltare i loro racconti, i bambini del passato potrebbero essere divisi in due categorie: quelli che si chiudevano in casa e magari appiccicavano il naso alla finestra nella speranza di veder passare Sa Mamma e Su Sole e quelli che correvano il rischio di incappare nelle sue grinfie. I miei figli, nel dubbio, si rifugiano all’ombra di uno degli alberi del giardino ( in cui a rigor della loro logica la donna non può comunque entrare).

I nostri figli, almeno in città, non giocano più per strada e una serie di attività e passatempi sembrano aver condannato la vecchia signora all’oblio. La curiosità però continua a far sì che la sua presenza aleggi nell’aria e, anche se nessuno ci casca più, questo permette a un pezzetto, seppur piccolo piccolo, di tradizione di essere tramandata. Insomma, lunga vita a Sa Mamma e Su Sole, protagonista nei primi anni’90 anche di una canzone dei Tazenda.

E a voler essere perfidi, la leggenda testimonia, anche come ci si ingegnasse a proteggere i bambini dal caldo estivo, anche senza gli speciali dei tg e delle riviste specializzate. Perché sì, in estate la canicola estiva pare esserci sempre stata. E l’avvertimento di non uscire nelle ore più calde era noto anche ai nostri avi, ma questa, anche stavolta, è un’altra storia.

 

 

 

 

 

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