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15 novembre 1960, in onda il Maestro Alberto Manzi

15 novembre 1960, in onda il Maestro Alberto Manzi

Erano le 18 del 15 novembre 1960 e sul teleschermo apparve un personaggio destinato a rimanere nell’immaginario collettivo. Si chiamava Alberto Manzi e di professione faceva il maestro elementare. Quel 15 novembre, infatti, andò in onda la prima puntata di Non è mai troppo tardi.

“Corso di istruzione popolare per analfabeti” recitava la sigla del programma Rai, trasmesso per otto anni ogni martedì, giovedì e venerdi. Ci vollero dei mesi per trovare il maestro giusto, quello che avrebbe dovuto insegnare a leggere e scrivere a chi non aveva mai seguito un percorso scolastico o lo aveva abbandonato troppo presto.

I provini iniziarono a marzo ma la Rai trovo il maestro giusto solo a fine ottobre, a meno di un mese dall’inizio della trasmissione. Alberto Manzi aveva 36 anni, un diploma magistrale, una laurea in biologia, una in pedagogia, esperienza di insegnamento nel carcere minorile di Roma e tra gli indios dell’America Latina. Fu il direttore didattico della scuola in cui insegnava a suggerirgli di presentarsi in Rai.

Arrivò in studio con una lezione sulla lettera O, ma dopo aver visto gli altri maestri leggere la loro seduti in cattedra, abbandonò il copione, chiedendo gesso e lavagna. Erano le 11 di sera e Mamma Rai aveva trovato il maestro giusto per il suo nuovo programma di alfabetizzazione.

Maestro distaccato in Rai per insegnare a leggere e a scrivere agli italiani, Alberto Manzi, dirà, molti anni dopo, che il suo vero ruolo fu quello di “invogliare” le persone a imparare. Insomma, sera dopo sera, per otto lunghi anni, il maestro, che nel 1950 aveva scritto una sferzante lettera aperta al ministro Gonella, tentò di instillare nel suo pubblico la necessità e la bellezza dell’imparare. Per farlo, cercò sempre di allontanare la paura di sbagliare.

Il maestro degli italiani

Manzi divenne “il maestro egli italiani” e Non è mai troppo tardi raggiunse anche un pubblico differente rispetto al target per cui venne ideato. Chi ha studiato la figura del maestro Manzi sembra non avere dubbi: fu un ottimo maestro ma anche un abile conduttore. Tra i meriti del maestro romano, figlio di un tranviere e di una casalinga, ci fu, infatti, quello di aver trovato uno stile comunicativo e strategie didattiche adatte al mezzo televisivo.

Per tutto il tempo in cui condusse Non è mai troppo tardi, Manzi continuò a percepire il suo stipendio da maestro elementare, dalla tv riceveva un “rimborso camicia” perchè il gessetto nero che utilizzava per disegnare alla lavagna rovinava i polsini. I suoi disegni, sono stati considerati, uno dei modi per portare efficacemente la scuola in tv: Manzi li faceva poco a poco, in questo modo sfruttava immagine e movimento e creava quel po’ di suspence necessaria a tenere viva l’attenzione.

Manzi sceglieva con cura le parole, cercando di utilizzare sempre quelle vicine alla quotidianità del suo pubblico di riferimento. Usava filmati e fotografie, coinvolgeva nelle sue lezioni personaggi famosi come l’attore Carlo Campanini che contribuì a spiegare la lettera C. Nelle sue lezioni, inoltre, c’era spazio, oltre che per la scrittura, anche per le riflessioni sulla condizione umana e sull’attualità come quando parlò con i suoi alunni dell’assassinio di Kennedy.

Non solo Non è mai troppo tardi

Manzi non fu solo il maestro di Non è mai troppo tardi, per 40 anni, fino al 1996, collaborò con la Radio per le scuole, sfruttando il mezzo radiofonico per la promozione della lettura. “Curiosità sulla lingua italiana” dedicata agli italiani all’estero fu la sua ultima collaborazione on Radio Rai. Quatro anni prima, nel 1992, aveva condotto Impariamo Insieme. Le 60 puntate, della durata di 15 minuti ciascuna, andavano in onda su Rai Tre alle 13.45 e avevano un obiettivo ambizioso: insegnare il vocabolario di base della lingua italiana, 300 parole, agli immigrati giunti in Italia senza conoscere l’italiano. Anche in questo caso, disegni ed esempi ebbero un ruolo centrale.

La figura di Alberto Manzi continua ad esercitare un grande fascino. Naturalmente non mancano libri e documenti dedicati al maestro, scomparso nel 1997. Roberto Farnè, ordinario di didattica generale all’università di Bologna, ha dedicato diversi scritti al maestro televisivo, tra cui la monografia Alberto Manzi. L’avventura di un maestro. Il pedagogista ha anche realizzato l’ultima intervista al maestro di non è mai troppo tardi, un estratto di questo documento è disponibile sul canale youtube del Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Alma Mater. Rai Scuola offre, invece, la possibilità di scoprire il maestro attraverso le immagini di un documentario realizzato in occasione della mostra allestita nel 2007 dal Festival Filosofia di Modena.

La Rai ha omaggiato il maestro anche con una miniserie televisiva.

Fa quel che può, quel che non può non fa…

In molti sappiamo che a Manzi è associata la massima “Fa quel che può, quel che non può non fa”. Forse, però, non tutti sanno che quella frase fu scritta dal maestro come valutazione complessiva dei suoi alunni, dopo che negli anni precedenti si rifiutò di compilare la parte del giudizio relativa alla personalità degli allievi. Il maestro giustificò il suo gesto spiegando di non avere le competenze scientifiche necessarie ma quel rifiuto, poi considerato rivoluzionario, gli costo una sospensione dall’insegnamento, il dimezzamento dello stipendio e un ritardo contributivo di due anni.

Quella del maestro Manzi resta, per tanti motivi, una figura attuale. Oltre che maestro, Manzi fu il creatore di Orzowei, autore e traduttore di romanzi per ragazzi. Insomma, un grande educatore eclettico che merita di essere scoperto da chi, come me, lo conosce appena.

Il maestro Alberto Manzi

9 pensieri su “15 novembre 1960, in onda il Maestro Alberto Manzi

  1. Che storia affascinante, non l’avrei mai detto. Che bella persona ha insegnato a lungo in TV praticamente senza guadagnare in termini economici ma ha guadagnato la riconoscenza, il ricordo e una memoria perpetua…

  2. Grazie davvero per questa bellissima storia. Rivedrei volentieri anche la serie tv che mi era piaciuta tanto, ma soprattutto la farei vedere ai miei figli, entrambi insegnanti…

  3. Che personaggio. Un gran collega, chissà come se la sarebbe cavata con la DAD? Certamente bene, lui in qualche modo è stato un precursore di questo metodo.

    1. Sicuramente mostrò di saper padroneggiare i linguaggi dei diversi media, tutti moderni per l’epoca. Secondo me se la sarebbe cavata alla grande anche con la crossmedialità e come ha detto la figlia non avrebbe esitato neppure davanti a YouTube.

  4. Che straordinaria figura fu quella del maestro Manzi, antesignano di una didattica dedicata a tutti. Mi piacerebbe approfondirne la vita e la metodologia dal momento che insegno anch’io. Sono sicura che non potrò che imparare.
    Maria Domenica

  5. Ero innamorata da bambina del maestro Manzi, una figura di insegnante gentile e meravigliosa. Da grande ho approfondito la sua figura e ho capito che grand’uomo è stato per quegli anni di un’Italia che doveva crescere, dando a tutti un’opportunità. Grazie per avermelo ricordato.

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