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Con gli occhi dei bambini, a tu per tu con Micol Blanchard

Con gli occhi dei bambini, a tu per tu con Micol Blanchard

Micol non è il suo vero nome. Si chiama Lorenza Ongari ma tutti la conoscono come Micol Blanchard. Atelierista, formatrice, ex insegnante della scuola d’infanzia, blogger: quelle che, a qualcuno, potrebbero apparire anime diverse convivono in un’unica persona e sono legate da un unico filo: l’amore e la passione per l’arte.

Da diversi anni Micol Blanchard tiene laboratori per bambini e anima eventi formativi per insegnanti. Gli echi dei suoi lavori rimbalzano da una parte all’altra dell’Italia. Sui social, maestri e maestre condividono i lavori fatti in classe ispirandosi ai suoi laboratori e questo tam-tam mostra quanto sia popolare tra chi si occupa d’infanzia e si preoccupa di offrire esperienze artistiche ai più piccoli.

“Il più grande valore che l’arte può avere per i bambini, indipendentemente dal suo contenuto, è quello di stimolare e, ciò che più conta, affascinare l’immaginazione; risvegliare la curiosità in modo tale da spingerli a penetrare sempre più a fondo il senso degli oggetti esposti; fornire l’occasione di ammirare, ciascuno con i suoi tempi e i suoi ritmi, cose che vanno oltre la portata; e soprattutto, comunicare un senso di venerazione per le meraviglie del mondo. Perché, in un mondo che non fosse pieno di meraviglia, non varrebbe proprio la pena di crescere e di abitare.” Questa lunga citazione di Bruno Bettelheim apre la sezione chi siamo del blog Progetto Infanzia che Micol Blanchard anima con Asiah e Elena.

Negli anni, Progetto Infanzia, è diventato un punto di riferimento, dentro e fuori dalla rete, per insegnanti che vogliono approcciarsi in modo creativo all’arte.

Come è nato Progetto Infanzia?

La mia passione è sempre stata la scuola: ho lavorato per anni nella scuola dell’infanzia. Ho lasciato l’insegnamento per dedicarmi ad altre esperienze professionali ma a 50 anni ho deciso di tornare alla scuola, luogo che ho sempre amato e in cui ho sempre cercato di essere innovativa. Progetto Infanzia è nato quando delle insegnanti mi hanno chiesto di proporre attività artistiche, prima ai bambini e successivamente a loro che dei bambini si occupano.

Sono passati più di dieci anni e oggi i suoi corsi sono molto popolari

Ai miei corsi, sia a quelli in presenza che a quelli online, le insegnanti tornano più volte. Non propongo mai la stessa attività ma c’è sempre un filo conduttore che unisce e spinge le maestre e i maestri a tornare.

Chi sono i suoi “allievi”?

Ai miei corsi partecipano soprattutto educatrici di nido e insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Ho avuto anche il piacere di avere insegnanti delle medie, soprattutto docenti interessati a insegnare tecnologia attraverso l’arte.

Qual è l’origine di questo interesse?

Attraverso l’arte si può interagire. Come diceva il grande Bruno Ciari, e come hanno detto anche Zavalloni, Piaget, Bruner il contesto deve essere interattivo. In questo modo da un’idea nasce un’idea.

Un laboratorio rivolto alle insegnanti. (Foto Progetto Infanzia)
Un laboratorio per insegnanti condotto da Micol Blanchard (foto Progetto Infanzia)

L’importanza di lavorare per processi

Come definirebbe il suo lavoro?

Uso delle tecniche mie ma non ho una definizione entro cui racchiuderle. Cerco di lavorare per processi, non per contenuti. Questo modo di lavorare amplifica i processi cognitivi dei bambini, Ciari lo diceva già negli anni’70. Quando lavoro con i bambini, ad esempio, Io procedo secondo una mia logica e osservo se sono attivi, curiosi. Se un bambino si gira dall’altra parte più volte, quello che sto facendo non lo coinvolge e devo cercare delle alternative. Questo non significa escludere i contenuti ma inserirli all’interno di un processo.

Tra le attività che propone ai bambini c’è anche il cambio posto. Come reagiscono all’idea che su un solo foglio possano lavorare più persone?

Si divertono ma allo stesso tempo, soprattutto quelli che stanno vivendo una fase egocentrica, hanno bisogno di appropriarsi del proprio lavoro. Il bambino ha bisogno di poter dire “il mio lavoro”. Per permettere che ciò avvenga preferisco proporre lavori collettivi utilizzando fogli A3 disposti sui tavoli o nello spazio, aula o salone, davanti ad ogni bambino, i quali si spostano ordinatamente di un posto al ”cambia posto”. In questo modo ciascuno può, tornato al punto di partenza personalizzare il suo lavoro, rendendolo “suo”. A noi adulti può sembrare una questione sottile ma per loro è molto importante.

Con gli occhi dei bambini

Chi è Micol Blanchard?

Sono una formatrice, una blogger, un’atelierista, ma soprattutto sono me stessa. Gli altri spesso mi definiscono “creativa”, io preferisco essere una semplice insegnante, un’atelierista e, ripeto, me stessa, soprattutto me stessa. Nel mio lavoro cerco di trasmettere me stessa.

Come si fa a trasmettere l’amore per l’arte ai bambini?

Questa è una domanda che spesso mi fanno anche le insegnanti. Non so rispondere. Forse i bambini mi capiscono perché cerco di vedere le cose come le vedono loro. Anche Munari, Mirò, Picasso hanno parlato dell’importanza di saper guardare il mondo con gli occhi dei bambini. Provo a guardare le cose con gli occhi dei bambini e a tradurle nel loro linguaggio attraverso i segni, i colori…

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