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Gli scout e il flash mob contro la mafia (con occhi di mamma)

Gli scout e il flash mob contro la mafia (con occhi di mamma)

Domenica pomeriggio siamo stati al flash mob contro la mafia organizzato dall’ Agesci di Bologna e Libera in segno di solidarietà agli scout siciliani che hanno visto le proprie sedi devastate da atti di vandalismo.

Bologna, Flash Mob contro la mafia

Se dicessi che ci sono andata per accompagnare le mie figlie direi una mezza verità. Mi ha fatto immensamente piacere che loro abbiano partecipato ma anche io e il maritozzo volevamo essere in quella piazza.

I motivi sono tanti: siamo stati scout, compagni di strada e capi di tanti ragazzi siciliani che sono passati per il clan universitario. A questo si aggiungono ragioni biografiche: eravamo adolescenti o poco più al tempo della strage di Capaci e di quella di via d’Amelio. Ricordiamo la morte di don Peppe Diana e quella di don Pino Puglisi. I nomi e le storie di Piersanti Mattarella, Gaetano Costa, Carlo Alberto dalla Chiesa, Peppino Impastato, Mauro de Mauro, Pio La Torre, per citare solo alcune delle tantissime vittime della mafia, le abbiamo conosciute solo dopo. E forse è per questo che abbiamo messo in mano ai nostri figli Per questo mi chiamo Giovanni e ogni tanto spariamo a palla I Cento Passi.

Il telo che sarà consegnato agli scout siciliani

Forse la nostra è stata la prima generazione a convincersi che la mafia non è soltanto un fenomeno siciliano o circoscritto al Sud e che “coppole e lupare” erano solo l’aspetto pittoresco di un sistema di potere pervasivo e potentissimo. A volte mi spingo fino a pensare che don Luigi Ciotti e Rita Borsellino siano state le figure più potenti nel costruire la coscienza civica della nostra generazione.

Da genitori di una guida e di una coccinella e amici di molti scout ancora in servizio, le notizie degli attacchi alle sedi scout siciliane, alcune ospitate in strutture confiscate alla mafia, ci hanno rattristato. Essere in piazza domenica e lasciare una piccola impronta sui teli bianchi, che saranno consegnati ai gruppi siciliani colpiti dai raid vandalici, è stato un modo per esprimere solidarietà e sentirsi vicini a chi in Sicilia fa scautismo senza lasciarsi intimidire. Perchè, ne sono certa, gli scout siciliani con il loro impegno, il loro giocare e vivere l’avventura e il servizio in terreni a volte impervi e scivolosi, compiono il loro dovere verso Dio e verso il Paese. Adempiono ad una sfida educativa in cui non possono e non devono sentirsi soli.

Bologna, flash Mob contro la mafia di Agesci e Libera

Gli attacchi alle sedi sono stati definiti ” Un campanello d’allarme per la coscienza di ciascuno” , che chiama “ad esprimere la nostra vicinanza all’ Agesci Sicilia e ci porta ad alzare la voce contro il dilagare della disumanità che in alcune di queste storie porta la firma della mafia.” “Un nemico che non è immaginario come ad alcuni piace sostenere, ma che è vivo ed abita tra noi, che riguarda ciascuno di noi anche qui in Emilia-Romagna.” è stato spiegato.

Famiglie, istituzioni, capi, educatori sono chiamati ad una grande sfida: contribuire alla rivoluzione culturale educando al bello, alla legalità, alla giustizia per colmare quei vuoti in cui dilaga la bruttezza umana. Dobbiamo rinnovare il nostro impegno nella quotidianità, essere portatori sani di legalità: una legalità autentica, lontana dalla legalità malleabile e sostenibile che accetta il compromesso”. Questo è stato uno dei passaggi del messagio, letto al megafono, che più mi ha colpita. Sono parole che rimandano all’appello, lanciato dalle pagine di Repubblica, dai capi siciliani per invitare i figli dei mafiosi a entrare nei loro gruppi. Non resta che sperare che l’invito venga colto e l’esperienza scout possa, rubando un espressione a Piero Bertolini (scout pure lui, oltre che grande pedagogista) “dilatare il campo di esperienza” e contribuire a costruire in tanti altri ragazzi e ragazze una “nuova visione del mondo”.

Eravamo in tanti domenica in piazza. C’erano lupetti e coccinelle, guide e esploratori, rover e scolte. Capi, tanti, tantissimi capi. Ma c’erano anche genitori, nonni e molti ex. Ho incrociato tante facce conosciute e forse anche questo è un segno che le cose che impari, ma sarebbe meglio dire vivi, agli scout continuano ad accompagnarti. In fin dei conti, quel desiderio di lasciare il mondo un po’ migliore, non ti abbandona mai. E sai riconoscerlo in chi ogni giorno ci mette la faccia e il cuore. E forse, sono state la stima e la gratitudine, insieme alla preoccupazione e all’indignazione, a portarci in piazza a cantare ancora una volta “Insieme” e “Scouting for boys”.

Mentre il ragazzo al microfono parlava (il discorso completo lo trovate sulla pagina FB Agesci Bologna) e con un occhio controllavo che il selvaggio non esagerasse con le tempere, ho avuto un flash su un ulteriore motivo per cui sono felice che le mie figlie stiano giocando questo gioco. Credo sia racchiuso in un altro passaggio del discorso pronunciato in piazza: “All’orrore, alla distruzione, alla paura vogliamo rispondere con l’amore, chiedendo a Colui che ci guida il coraggio di avere più coraggio”. L’augurio (che è anche preghiera) è tratto dal messaggio che don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha rivolto ai capi dell’AGESCI, ma credo appartenga anche a chi non mette più camiciotto azzurro e pantaloncini blu. Un messaggio, a dirla tutta, accolto anche da chi quei pantaloncini non li ha mai messi.

Sicuramente i capi stanno facendo del loro meglio perché quel messaggio e i valori che veicola possano appartenere anche ai nostri figli.

(Agesci Emilia Romagna ha rilanciato la campagna #piùbellediprima. Le informazioni per aderire le trovate qui)

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